Uno dei tasti dolenti del
«sistema-Italia» è da sempre l’evasione fiscale. I principali
evasori sono le grandi società di capitale e tutti i «rentier»,
solo in terza battuta c’è la miriade di commercianti e lavoratori
autonomi. Incapace di risolvere il problema «a monte» monitorando i
redditi reali, lo stato e anche gli enti locali negli ultimi anni
hanno concentrato l’attenzione sul «recupero crediti», dalle
multe alle evasioni o elusioni contributive. E su questo terreno la
sigla magica è «Equitalia», società a maggioranza pubblica (il
51% è dell’Agenzia delle entrate) ma a gestione privata, diventata
vero e proprio terrore di cittadini che, commessa una qualunque
infrazione si vedono piombare addosso cartelle esattoriali a tassi
d’interesse da usura, con minaccia di pignoramento.
Tra gli incarichi di
Equitalia c’è il recupero dei crediti contributivi che fino a poco
tempo fa venivano direttamente gestiti dall’Inps (da notare che
l'affidamento fu realizzato quando il vicepresidente di Equitalia
Antonio Mastrapasqua, il “mister 24 poltrone, che era nello stesso
tempo presidente dell’Inps). Si tratta della privatizzazione di un
servizio che assume caratteristiche da strozzinaggio: una cartella da
4.000 euro dovuti all’Inps, Equitalia la fa lievitare in poco tempo
a 6.000 euro, attraverso gli alti tassi d’interesse e le «quote di
servizio». Inoltre, mentre l’Inps come soggetto pubblico offriva
ai debitori tutta una serie di garanzie di rateazione per i soggetti
in difficoltà, Equitalia da «buon privato» non ha pietà. Secondo
i maligni persegue il pignoramento degli immobili dei debitori, un
bel patrimonio da spartire, ben più dei pochi euro di un contributo
previdenziale non versato.
Il
testo ha come base una scheda tratta da Privati, supplemento
al “manifesto”, 30/11/2010
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