In India, nello Stato del
Gujarat ai confini col Pakistan, è la stagione secca. Tra savana e
boscaglia, dove ora è più facile vederli, i leoni si preparano alla
guerra.
E' una stirpe rara e
nobilissima, quella dei leoni del parco nazionale Sa-san Gir: i leoni
asiatici (in antichità il felino viveva non solo in Africa ma anche
in Europa, ad esempio) sono gli stessi che compaiono nei bassorilievi
babilonesi, trafitti dalle frecce e dai giavellotti di Assurbanipal e
Nabucodònosor lanciati dai carri e dai magnifici cavalli da guerra.
Citati decine di volte dalla Bibbia, ne sono sopravvissuti
pochissimi, nella foresta di Gir, appena 13 esemplari a inizio 900;
poi decisero di proteggerli e ora sono circa 300. Erodoto parla di
loro: nel 480 a. C. del Nord della Grecia assalirono i cammelli
dell'esercito di Serse, poi sconfitto da Leonida alle Termopili.
Dicono che la criniera
sia un ricordo delle regioni fredde: riparava dal gelo (perché solo
i maschi?) ma per altri ha funzione difensiva, protegge la gola; in
seguito divenne fattore di selezione sessuale. Come che sia, il leone
è il felino più alto al garrese e il più pesante, dopo la tigre.
Vanta un'immensa fama: da Gilgamesh a Eracle, dall'evangelista Marco
alla Serenissima alle Cronache di Narnia. E' emblema di ignoto («hic
sunt leones» dicevano le mappe delle regioni inesplorate), è
simbolo di superbia nel Medioevo.
I leoni della foresta di
Gir sono salvi grazie al turismo e a un territorio fatto di foreste
di tek e acacie, laghi, fiumi, radure e splendidi animali come
leopardi, antilopi, cervi, coccodrilli. Ora vogliono trasferire
qualche giovane leone in una riserva del Madhya Pradesh, dove furono
sterminati a metà '800 dai fucili inglesi e dei sovrani locali. Il
Gujarat si oppone per avere l'esclusiva della specie. Una guerra di
carte bollate, per una volta un problema di abbondanza relativa.
Deciderà il governo indiano, pare un caso di «successione», come
tra Enrico II d'Inghilterra e la moglie Eleonora di Aquitania nel
film Il leone d'inverno.
Speriamo che gli eredi
dei leoni d'Asia si diffondano e non vivano nella schiavitù del
precariato perenne, come scrive Riccardo De Gennaro sul nuovo numero
della rivista «Reportage», parlando dei giovani. Lunga vita alle
nuove generazioni di leoni asiatici: in carne, ossa e criniera.
La Stampa, 25 gennaio
2011
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