26.8.14

L'Umbria dei vitalizi. Un privilegio da abolire (S.L.L.)

Una vecchia foto dell'aula consiliare
nel palazzo Cesaroni di Perugia,
sede della Regione Umbria
Vi racconto una storia non recentissima (un anno fa all'incirca, o poco più), ma tuttora degna di attenzione, quella dei “vitalizi” dei Consiglieri emeriti della Regione Umbria.
La cosa nacque molto tempo fa, al tempo – credo – della Prima Repubblica e sospetto che avesse molti padri, di molte fedi politiche: imitava un meccanismo analogo in vigore alla Camera e al Senato e trovò i consensi necessari in tutte le regioni.
La legge che la istituiva, in Umbria come altrove, aveva il suo perno nella “mutualità”, cioè nel sostegno reciproco tra i consiglieri regionali: si tratteneva una quota dall'indennità mensile e con essa si costituiva un Fondo, con il quale si sarebbero pagate le “pensioni” dei Consiglieri anziani non rieletti, con un meccanismo che prevedeva la giusta età di accesso e una sorta di “reversibilità” a favore del coniuge superstite o di altri eredi indicati dall'interessato. Le finanze regionali sarebbero intervenute solo se fossero mancate le risorse, ad integrare il fondo. La cosa, com'era prevedibile, accadde dopo qualche legislatura e divenne una prassi fin dagli anni Novanta. Da allora in poi sono state necessarie successive “rimesse” fino a inserire stabilmente il Fondo tra le voci passive del bilancio regionale. La percentuale di contribuzione dell'Ente peraltro è andata progressivamente aumentando fino a superare ampiamente il cinquanta per cento.
Le ragioni di tutto ciò si intuiscono facilmente: il numero di consiglieri che paga è sempre quello, il numero di quelli che percepiscono aumenta ad ogni legislatura, anche per l'allungarsi della durata media della vita e per il meccanismo di reversibilità.
Era nei poteri della Regione una simile normativa? E' cosa dubbia. L'Ente può sicuramente farsi garante di alcune forme di mutualità e dunque l'integrazione del fondo può essere fatta rientrare tra i suoi compiti (a parte i difetti di moralità e di stile di una provvidenza di cui beneficiano gli stessi consiglieri regionali e che non ha alla base un vero bisogno sociale). Gli “amici del vitalizio” aggiungono che le integrazioni che nel tempo sono state deliberate non costituiscono affatto conflitto di interesse, perché esse non riguardano i consiglieri in carica, ma quelli usciti dal ruolo.
Il ragionamento avvocatizio sembra filare, ma c'è nelle leggi nazionali un divieto di aumentare “in qualsiasi forma” emolumenti e provvidenze destinati ai Consiglieri regionali e queste norme bellamente lo aggirano.
C'è da aggiungere una notazione. I consiglieri regionali vecchi non resterebbero nella penuria e nell'indigenza senza “vitalizio”: dispongono di copertura pensionistica a prescindere. Ciascun consigliere regionale, secondo la condizione di origine (lavoratore dipendente, libero professionista, imprenditore, giornalista ecc.), versa contributi figurativi per la propria pensione all'Ente competente e non perde neanche un giorno di anzianità pensionistica.
A questo punto la domanda sorge spontanea: ma, dopo le denunce e gli scandali degli anni scorsi, i vitalizi umbri non erano stati aboliti per effetto di una legge dello Stato?
Sì, sono stati aboliti. Ma questo, paradossalmente, aumenta i costi per il bilancio della Regione. I vitalizi aboliti riguardano gli attuali componenti del Consiglio Regionale, ma non sono quelli già in godimento, né quelli maturati nelle passate legislature. Insomma le cose sono cambiate addirittura in peggio: i Consiglieri regionali in carica non hanno le trattenute e la Regione paga tutto. Un risparmio, ovviamente, ci sarà in futuro, tra 25 anni all'incirca; ora come ora la spesa risulta quasi raddoppiata e viene sottratta alla spesa sociale (per esempio al fondo per i non autosufficienti, che è stato tagliato quasi completamente proprio in soccorso degli ex consiglieri regionali).
L'anno scorso un gruppo di associazioni, Libera, Lega Ambiente, Cittadinanza Attiva, e una confederazione sindacale, la Cisl, presentarono una petizione per una vera abolizione: in tempi di “esodati” e di persone costrette a lavorare fino a 67 anni per poter andare in pensione un tale privilegio, in altri tempi tollerato, appariva giustamente insopportabile. La Cgil non aderì, forse frenata da una tradizione per cui i suoi dirigenti divengono consiglieri regionali (ma Brutti, Mariotti e Galanello, gli ex dirigenti Cgil oggi a Palazzo Cesaroni per la prima legislatura, non avranno vitalizi).
La petizione prevedeva la fine immediata di ogni erogazione, previa la restituzione delle trattenute versate dai consiglieri, aumentate degli interessi legali nel frattempo maturati, per i Consiglieri che non avevano avuto accesso al vitalizio e la restituzione della differenza per quelli che non avevano ancora recuperato tutte le somme versate. Tale spesa peraltro riguarderebbe non molte persone e inciderebbe sul bilancio di un solo anno, rimanendo comunque inferiore a quella prevista per i vitalizi. Insomma già il primo anno ci sarebbero risparmi per iniziative di sostegno a chi, nella crisi, ha veramente bisogno; e per gli anni successivi si tratterebbe di milioni.
Il Consiglio Regionale umbro, tuttavia, facendosi forte di un parere dei consulenti legali che lo stesso Consiglio paga, ha risposto picche. Hanno detto che si tratta di diritti acquisiti e inalienabili degli ex consiglieri e dei loro eredi. Nell'audizione un consigliere berlusconiano se ne è addirittura uscito con insulti e vaghe minacce.
In verità neppure altri consigli regionali d'Italia sottoposti ad analoga sollecitazione hanno risposto positivamente, ma in Friuli e in Puglia hanno almeno deciso di togliere i “vitalizi” ai condannati in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione, dimostrando nei fatti che non si tratta di diritti indisponibili, ma di privilegi che è possibile abolire, se si vuole.
Per ora, insomma, i “vitalizzati” fanno salti di gioia per lo scampato pericolo, anche se le associazioni proponenti intendono trasferire la campagna sul livello nazionale.
Piccolo corollario, gli improperi di un ex consigliere regionale, percettore di vitalizio, verso l'esponente di una delle associazioni che hanno proposto la petizione, suo amico: “Vergognatevi!. Questo è qualunquismo della peggiore specie. Questo alimenta l'antipolitica. Quando ho accolto la proposta del mio partito di candidarmi alla Regione, l'ho fatto perché sapevo che c'era il vitalizio. Senza non avrei accettato”.

Ma va!   

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