Nella breve, tumultuosa
storia dei Sex Pistols il mese di luglio di trentacinque anni fa
(1976, ndr) rappresenta un periodo chiave: Johnny Rotten e compagni
erano in tour per l'Inghilterra e i loro concerti, performance
oltraggiose a base di provocazioni, sputi e scontri fisici,
cominciavano a imporli come band rivelazione dell'anno. Fra i loro
fan più fedeli ce n'era uno sempre presente, un giovanissimo
teppistello dai capelli sparati e pronto alla rissa, capace di
trasformare la serata in una mischia furiosa.
Il suo nome era John
Simon Ritchie, ma da quando sostituì il bassista Glen Matlock nei
Pistols, ben presto tutti impararono a conoscerlo come Sid Vicious.
Il punk aveva trovato la sua icona e di lì a poco trovò anche il
suo martire, dopo che un'overdose di eroina se lo portò via a soli
21 anni il 2 febbraio del 1979, nell'appartamento del Greenwich
Village dov'era libero su cauzione: era in attesa del processo che
doveva giudicarlo per l'omicidio della compagna Nancy Spungen, di cui
lui stesso si era accusato.
Tutto era successo in una
notte passata dalla coppia a farsi insieme di droghe e psicofarmaci
in una stanza del Chelsea Hotel di New York, fra l'il e il 12 ottobre
del 1978: al risveglio, ancora in stato semiconfusionale per gli
effetti delle sostanze, Sid si accorse del letto inzuppato di sangue
e, seguendone le tracce fino al bagno, vide Nancy stesa sotto il
lavandino con un coltello piantato nel fianco. Completamente
sconvolto e senza riuscire a ricordare nulla delle ore precedenti,
confessò alla polizia di aver accoltellato la ragazza: «L'ho fatto
perché sono un bastardo», la sua unica spiegazione.
Fu accusato di omicidio
preterintenzionale, ma la dinamica dei fatti presenta molti punti bui
a causa dell'andirivieni di spacciatori al Chelsea Hotel il
pomeriggio prima del delitto, per non parlare dell'ipotesi che Nancy
si sia suicidata. Sid Vicious comunque non si sarebbe più ripreso da
quella notte terribile.
I suoi discografici
pagarono i soldi della cauzione e lui uscì di prigione, ma pochi
giorni dopo, in piena astinenza da metadone, tentò di tagliarsi le
vene. Morì di eroina nel giro di pochi mesi dopo essersi fatto di
fronte alla madre, tossicomane a sua volta, che era accorsa a New
York per aiutarlo.
I tabloid si scatenarono
e le riproduzioni delle prime pagine finirono in men che non si dica
sulle T-shirt in vendita a Soho: Sid Vicious dead - Punk star
kil-led by overdose, il titolo del «Sun» a caratteri di scatola
si impresse nella memoria come un gadget qualsiasi. Dimostrazione
ulteriore di quanto la morte fosse un formidabile veicolo commerciale
nel mondo dello star-system di cui persino il punk, che quel mondo
voleva fare a pezzi, era diventato parte integrante.
La fine di Sid Vicious
chiude un'epoca, ma l'ascesa fulminea e la caduta rovinosa del
bassista dei Sex Pistols, con l'episodio tragico della morte della
Spungeon, sembrano i punti cardine di un romanzo pulp. Se n'è
occupato anche il cinema nel film Sid e Nancy, con Gary
Old-man nella parte di Vicious.
Leggenda vuole che fosse
stato proprio Sid, quando era ancora un semplice fan dei Pistols, a
inventare il «pogo», quell'insieme di salti e spintoni in cui il
pubblico si scatenava ai concerti punk.
Amico personale di Johnny
Lydon «Rotten», John Simon Ritchie venne subito ingaggiato come
agente provocatore da Malcolm McLaren, l'astuto manager del gruppo:
per trasformare i concerti della band in eventi che
attirassero l'attenzione dei media non c'era di meglio che sfruttare
il talento innato di Sid nel fomentare disordini. Racconta Jon Savage
nel suo libro Punk! - I Sex Pistols e il rock inglese in rivolta,
che nel luglio del 1976 Vicious si aggirava nei locali dove suonava
la band a seminare zizzania fra il pubblico per far scoppiare
la rissa.
Quando poi entrò nella
band impugnando un basso elettrico che non sapeva
assolutamente suonare, Sid Vicious divenne la dimostrazione vivente
dell'assioma punk per cui chiunque poteva prendere in mano uno
strumento. Johnny Lydon in realtà pensava di far prendere lezioni di
musica all'amico, anche se la presenza scenica di Sid da sola
compensava le lacune di base: magrissimo, a torso nudo,
l'inconfondibile smorfia del labbro sollevato in un ghigno che
scopriva i denti, il ragazzo si tagliava con la lametta grondando
sangue. Le cose si complicarono quando dagli Stati Uniti, attratta
dal fascino nevrotico di Sid il vizioso, arrivò Nancy Spungen, una
groupie tossicomane che frequentava la scena punk newyorkese.
Johnny Rotten intuì al
volo la carica distruttiva della relazione nata fra i due, un
rapporto tanto più pericoloso in quanto suggellato dalla comune
passione per l'eroina, vissuto fra liti furibonde ed eccessi di ogni
genere. Il destino di Sid era segnato, così come quello della
compagna che lo aveva iniziato alla polvere bianca. Distrutto dalla
morte della ragazza, fu ucciso da un'ultima dose di «roba» troppo
pura presa nella borsa della madre.
“La Stampa”, 20
luglio 2011
Nessun commento:
Posta un commento