10.8.14

I Sex Pistols e Sid Vicious. Ascesa e caduta di un'icona punk (Franco Giubilei)

Nella breve, tumultuosa storia dei Sex Pistols il mese di luglio di trentacinque anni fa (1976, ndr) rappresenta un periodo chiave: Johnny Rotten e compagni erano in tour per l'Inghilterra e i loro concerti, performance oltraggiose a base di provocazioni, sputi e scontri fisici, cominciavano a imporli come band rivelazione dell'anno. Fra i loro fan più fedeli ce n'era uno sempre presente, un giovanissimo teppistello dai capelli sparati e pronto alla rissa, capace di trasformare la serata in una mischia furiosa.
Il suo nome era John Simon Ritchie, ma da quando sostituì il bassista Glen Matlock nei Pistols, ben presto tutti impararono a conoscerlo come Sid Vicious. Il punk aveva trovato la sua icona e di lì a poco trovò anche il suo martire, dopo che un'overdose di eroina se lo portò via a soli 21 anni il 2 febbraio del 1979, nell'appartamento del Greenwich Village dov'era libero su cauzione: era in attesa del processo che doveva giudicarlo per l'omicidio della compagna Nancy Spungen, di cui lui stesso si era accusato.
Tutto era successo in una notte passata dalla coppia a farsi insieme di droghe e psicofarmaci in una stanza del Chelsea Hotel di New York, fra l'il e il 12 ottobre del 1978: al risveglio, ancora in stato semiconfusionale per gli effetti delle sostanze, Sid si accorse del letto inzuppato di sangue e, seguendone le tracce fino al bagno, vide Nancy stesa sotto il lavandino con un coltello piantato nel fianco. Completamente sconvolto e senza riuscire a ricordare nulla delle ore precedenti, confessò alla polizia di aver accoltellato la ragazza: «L'ho fatto perché sono un bastardo», la sua unica spiegazione.
Fu accusato di omicidio preterintenzionale, ma la dinamica dei fatti presenta molti punti bui a causa dell'andirivieni di spacciatori al Chelsea Hotel il pomeriggio prima del delitto, per non parlare dell'ipotesi che Nancy si sia suicidata. Sid Vicious comunque non si sarebbe più ripreso da quella notte terribile.
I suoi discografici pagarono i soldi della cauzione e lui uscì di prigione, ma pochi giorni dopo, in piena astinenza da metadone, tentò di tagliarsi le vene. Morì di eroina nel giro di pochi mesi dopo essersi fatto di fronte alla madre, tossicomane a sua volta, che era accorsa a New York per aiutarlo.
I tabloid si scatenarono e le riproduzioni delle prime pagine finirono in men che non si dica sulle T-shirt in vendita a Soho: Sid Vicious dead - Punk star kil-led by overdose, il titolo del «Sun» a caratteri di scatola si impresse nella memoria come un gadget qualsiasi. Dimostrazione ulteriore di quanto la morte fosse un formidabile veicolo commerciale nel mondo dello star-system di cui persino il punk, che quel mondo voleva fare a pezzi, era diventato parte integrante.
La fine di Sid Vicious chiude un'epoca, ma l'ascesa fulminea e la caduta rovinosa del bassista dei Sex Pistols, con l'episodio tragico della morte della Spungeon, sembrano i punti cardine di un romanzo pulp. Se n'è occupato anche il cinema nel film Sid e Nancy, con Gary Old-man nella parte di Vicious.
Leggenda vuole che fosse stato proprio Sid, quando era ancora un semplice fan dei Pistols, a inventare il «pogo», quell'insieme di salti e spintoni in cui il pubblico si scatenava ai concerti punk.
Amico personale di Johnny Lydon «Rotten», John Simon Ritchie venne subito ingaggiato come agente provocatore da Malcolm McLaren, l'astuto manager del gruppo: per trasformare i concerti della band in eventi che attirassero l'attenzione dei media non c'era di meglio che sfruttare il talento innato di Sid nel fomentare disordini. Racconta Jon Savage nel suo libro Punk! - I Sex Pistols e il rock inglese in rivolta, che nel luglio del 1976 Vicious si aggirava nei locali dove suonava la band a seminare zizzania fra il pubblico per far scoppiare la rissa.
Quando poi entrò nella band impugnando un basso elettrico che non sapeva assolutamente suonare, Sid Vicious divenne la dimostrazione vivente dell'assioma punk per cui chiunque poteva prendere in mano uno strumento. Johnny Lydon in realtà pensava di far prendere lezioni di musica all'amico, anche se la presenza scenica di Sid da sola compensava le lacune di base: magrissimo, a torso nudo, l'inconfondibile smorfia del labbro sollevato in un ghigno che scopriva i denti, il ragazzo si tagliava con la lametta grondando sangue. Le cose si complicarono quando dagli Stati Uniti, attratta dal fascino nevrotico di Sid il vizioso, arrivò Nancy Spungen, una groupie tossicomane che frequentava la scena punk newyorkese.
Johnny Rotten intuì al volo la carica distruttiva della relazione nata fra i due, un rapporto tanto più pericoloso in quanto suggellato dalla comune passione per l'eroina, vissuto fra liti furibonde ed eccessi di ogni genere. Il destino di Sid era segnato, così come quello della compagna che lo aveva iniziato alla polvere bianca. Distrutto dalla morte della ragazza, fu ucciso da un'ultima dose di «roba» troppo pura presa nella borsa della madre.


“La Stampa”, 20 luglio 2011

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