Dal dossier che nel 2000
“A – Rivista anarchica” dedicò a Franco Serantini, l'anarchico
pisano di origine sarda, che morì in seguito ai pestaggi subiti in
scontri di piazza e forse anche in carcere, recupero questa sintetica
biografia curata dalla Biblioteca Franco Serantini, un'esperienza
editoriale e libraria tuttora viva a Pisa. Vi si apprende tra l'altro
che egli trascorse gli anni dal 1951 al 1960 nello stesso paese dove
sono cresciuto io, affidato ai nonni adottivi (mi dicono che si
chiamassero Spiteri). Serantini era tre anni più piccolo di me ed è
perciò improbabile che io abbia giocato insieme a lui, ma è
possibile che l'abbia fatto mio fratello Vittorio che è del 1950 e
che io l'abbia in qualche modo conosciuto. (S.L.L.)
Franco Serantini in una manifestazione (1972 |
La vita di Franco da
Cagliari 1951 a Pisa 1972
Franco Serantini (il suo
nome di battesimo era Francesco) nasce il 16 luglio 1951 a Cagliari.
Abbandonato al brefotrofio vi rimane fino all’età di due anni
quando viene adottato da una coppia senza figli. Dopo la morte della
madre adottiva viene affidato ai “nonni materni”, con i quali
vive, a Campobello di Licata in Sicilia, fino al compimento del nono
anno di età, poi viene nuovamente trasferito in un istituto di
assistenza a Cagliari. Nel 1968 viene trasferito dall’istituto di
Cagliari in quello per l’osservazione dei minori di Firenze e da
qui – pur senza la minima ragione di ordine penale – destinato al
riformatorio di Pisa “Pietro Thouar” in regime di semilibertà
(deve mangiare e dormire in istituto). A Pisa, dopo aver conseguito
la licenza media alla scuola statale Fibonacci, frequenta la scuola
di contabilità aziendale.
Pinelli e Valpreda
Le conoscenze che
acquisisce ed i nuovi rapporti che allaccia lo portano a guardare il
mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi all’ambiente politico
della sinistra: frequenta le sedi delle Federazioni giovanili
comunista e socialista, passa da Lotta Continua per approdare, tra la
fine del 1970 e l’inizio del 1971, al gruppo anarchico “Giuseppe
Pinelli” che ha la sede presso la Federazione Anarchica Pisana
(aderente ai G.I.A.) in via S. Martino al numero civico 48. Insieme a
tanti altri compagni si impegna in tutte le iniziative sociali di
quegli anni, come l’esperienza del “Mercato rosso” nel
quartiere popolare del CEP, in molte azioni antifasciste, nella
campagna di controinformazione sulla strage di Piazza Fontana e
l’assassinio di Giuseppe Pinelli. Partecipa con passione all’acceso
dibattito che la candidatura di protesta alle elezioni politiche di
Pietro Valpreda ha innescato nel movimento anarchico.
Pestato a sangue
Il 5 maggio 1972 prende
parte, come altri compagni anarchici, al presidio antifascista
indetto da Lotta Continua a Pisa contro il comizio dell’onorevole
Giuseppe Niccolai del Movimento Sociale Italiano. Il presidio viene
duramente attaccato dalla polizia; durante una delle innumerevoli
cariche Franco viene circondato da un gruppo di celerini del Secondo
e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere
di Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue. Successivamente
viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don
Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio,
durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il
Giudice, le guardie carcerarie ed il medico non giudicano “serio”.
Dopo quasi due giorni di agonia, Serantini viene trovato in coma
nella sua cella, trasportato al pronto soccorso del carcere muore
alle 9,45 del 7 maggio.
L’autopsia
Il pomeriggio dello
stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere
tempestivamente dal Comune l’autorizzazione al trasporto e al
seppellimento del cadavere. L’ufficio del Comune si rifiuta di
concedere il benestare alla tumulazione, mentre la notizia della
morte di Serantini rimbalza in tutta la città. Luciano Della Mea,
antifascista e militante storico della sinistra pisana, decide
insieme all’avvocato Massei di costituirsi parte civile. Il giorno
dopo ha luogo l’autopsia. L’avvocato Giovanni Sorbi, che aveva
voluto assistervi, così ricorderà la triste circostanza: “È
stato un trauma assistere all’autopsia, veder sezionare quel
ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle,
al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure
una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di
incubi”. I funerali di Serantini si tengono il 9 maggio 1972 e
vedono una grande partecipazione popolare.
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