Nel 1977, in un paginone
dedicato a London, “la Repubblica” pubblicò l'intervista che
segue, a un importante critico letterario americano sulla “fortuna”
dell'autore di Martin Eden negli Usa. Non ho conoscenze sulla
situazione in anni a noi più vicini. Può darsi che nel 2016, primo
centenario dalla morte, sia possibile tracciare qualche bilancio.
(S.L.L.)
Jack London |
NEW YORK
Oggi negli Stati Uniti Jack London è uno scrittore completamente dimenticato. Se qualcuno lo ricorda è soltanto come autore di libri d’avventure per ragazzi, come Zanna Bianca o Il richiamo della foresta. Soltanto gli esperti di letteratura americana hanno sentito parlare o letto Martin Eden, il romanzo autobiografico di Jack London, o di Irone Heel, (Tallone di ferro) il libro in cui lo scrittore americano aveva anticipato l’avvento del fascismo.
Oggi negli Stati Uniti Jack London è uno scrittore completamente dimenticato. Se qualcuno lo ricorda è soltanto come autore di libri d’avventure per ragazzi, come Zanna Bianca o Il richiamo della foresta. Soltanto gli esperti di letteratura americana hanno sentito parlare o letto Martin Eden, il romanzo autobiografico di Jack London, o di Irone Heel, (Tallone di ferro) il libro in cui lo scrittore americano aveva anticipato l’avvento del fascismo.
Per gli americani quindi
sarebbe una vera sorpresa sapere che London è stato uno dei loro
autori più tradotti in altre lingue, o che ancora oggi, per esempio,
nell’Unione Sovietica London è molto popolare.
Come si spiega
l’indifferenza che gli americani continuano a mostrare nei
confronti di Jack London? (E’
una domanda che abbiamo posto a Maxwell Geismar, autore di vari studi
sulla letteratura americana, che a London ha dedicato un lungo
saggio, pubblicato nel libro Rebels
and ancestors).
«Fino alla fine degli
anni trenta London era conosciuto ed apprezzato dal pubblico
americano. Dopo la guerra, tutto è cambiato. Negli anni quaranta
infatti è nato un nuovo movimento di critica letteraria, il cui
primo programma è stato di far dimenticare agli americani gli anni
trenta. O comunque di presentarli come un periodo di fallimenti, di
tradimenti, di grande confusione. Mentre noi che li abbiamo vissuti,
ce li ricordiamo come anni affascinanti, pieni di vita e di
movimento. Ma durante il decennio successivo gli intellettuali
americani fecero a gara per rinnegare il loro passato radicale, per
«spiegare» la loro adesione ai movimenti radicali, e confessare i
loro errori. E, con i loro articoli sulle riviste letterarie
prepararono l’America alla guerra fredda e al maccartismo».
Ma London non è stato sempre un socialista anzi si è quasi avvicinato al fascismo, ha difeso l’idea della razza pura. Insomma è possibile che gli americani continuino a ’’punirlo” oggi, dopo più di mezzo secolo, soltanto per il suo passato socialista?
«Sembra incredibile
eppure le assicuro che è così. Oggi in questo paese si vive in un
clima non molto diverso dall’Inghilterra negli anni della
Rivoluzione francese. C’è nel paese una certa paura. Giorni fa ho
ricevuto una lettera da un giovane professore di letteratura
americana che è stato licenziato da un’Università del Texas
perché aveva osato presentare Mark Twain per quello che realmente è
stato: un radicale. E un antimperialista. Quello che in genere si
tende a insegnare nelle Università è a rifiutare la politica, a non
essere critici. Oggi in tutti gli Stati Uniti non esiste una sola
rivista di critica letteraria di sinistra. Non a caso i nostri
migliori scrittori hanno vissuto nel periodo repubblicano della
nostra storia, prima che gli Stati Uniti si trasformassero in un
impero. Siamo riusciti ad avere ancora scrittori di valore sino alla
seconda guerra mondiale, ma tutto ciò che è stato prodotto da
questo paese nel dopoguerra è assolutamente mediocre. I nostri
scrittori hanno perso il coraggio di criticare, sono diventati dei
semplici «entertainers». La letteratura di questi anni è
solo svago ed evasione, dove sono andati a finire i critici come
Dreiser?
Ma Jack London è mai
stato popolare in questo paese?
«Certo, ai suoi tempi
era enormemente popolare. Ci sono stati è vero anche allora
tentativi di sabotarlo per la sua fede socialista, e questi attacchi
lo rattristarono e amareggiarono. Ma nonostante le campagne contro di
lui London rimase fino alla morte uno scrittore amato e seguito da un
enorme pubblico. Non bisogna scordare che quelli erano anni in cui il
candidato socialista alla presidenza, Eugene Debs, riusciva a
raccogliere milioni di voti. E Jack London era stato il primo
scrittore americano che aveva parlato della vita dei vagabondi, dei
«tramps», che aveva descritto le miserie e le difficoltà
dei lavoratori americani. E’ stato un autore inconstante, ma capace
di scrivere libri ottimi, come People of the abyss, un’analisi
precisa del funzionamento del capitalismo. Il richiamo della
foresta poi, a mio avviso è a suo modo perfetto. Negli anni
venti fu quasi dimenticato, perché anche quello era un periodo di
fuga dalla politica, di isolazionismo. Ma con la crisi del ’29, e
il ritorno di un movimento politico radicale Jack London è stato
riscoperto.
Negli anni trenta, per esempio, il «New York Post» pubblicò a puntate Iron Heel, il romanzo in cui veniva profetizzato l’avvento del fascismo. Poi, quando i liberali della guerra fredda cominciarono a preparare il paese al maccartismo London scomparve di nuovo dalla scena letteraria americana».
Negli anni trenta, per esempio, il «New York Post» pubblicò a puntate Iron Heel, il romanzo in cui veniva profetizzato l’avvento del fascismo. Poi, quando i liberali della guerra fredda cominciarono a preparare il paese al maccartismo London scomparve di nuovo dalla scena letteraria americana».
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