7.6.12

"Il più in gamba ero io". Una lettera dalla Sicilia di Raniero Panzieri

Nel maggio 1955, Panzieri, formalmente segretario regionale del Psi, ma in realtà trasferito a Roma dal 1953 per assumere incarichi centrali di partito, torna in Sicilia per seguire la campagna elettorale regionale. La lettera è diretta alla moglie Pucci, amatissima, e ripresa da un inserto speciale del “manifesto” dedicato a Panzieri il 15 novembre 1984. (S.L.L.)

2 maggio [1955]
Carissima, è molto tardi, domattina presto debbo partire per Agrigento, ma devo scriverti anche solo due righe.
Non scriverti non è soltanto pigrizia, è qualcosa di peggio, una specie di puntiglio contro me stesso. Vorrei che tu sentissi quanto ti sono vicino in questi giorni, davvero come nei nostri tempi migliori. Non solo quanto sono preoccupato per te, ma quanto sono felice di averti, e di pensare a te. Naturalmente tu Susanna e Davide siete il mio punto fermo, il mio ancoraggio. Ma tu veramente sei il senso migliore di ciò che faccio, ti amo perché ho fiducia in te, nella tua umanità, nella tua generosità. Ti dico con ciò che capisco quanto io possa averti spesso ferito. E anche non scriverti è uno stupido giuoco. Sono tornato ieri sera da un lungo giro — tutte le nove federazioni, in macchina con Libero e Bonetti. Alla fine, il più in gamba ero io! Qualcosa come 100 ore di automobile! E dappertutto ripetere le stesse cose — quel che è peggio mi sforzavo di cambiarle, per pietà di Bonetti e Libero soprattutto, con il risultato naturalmente di essere più pignolo e noioso.
Si trattava di riunioni di esecutivi «allargati» in tutte le federazioni, per orientare i compagni sull'impostazione delle elezioni. L'azione troppo a lungo condotta per il mantenimento del Blocco ha provocato un notevole disorientamento — più che altro nel senso di un vuoto, della incapacità a fissare bene le linee, le ragioni precise e positive della nostra impostazione. I compagni girano attorno alla cosa, si avvicinano al punto fondamentale, ma non riescono in generale ad afferrarlo (in che senso noi possiamo sottrarre la De al ricatto della destra interna, ecc.). Nell'opinione pubblica perciò c'è una corrente favorevole, ma in generale non siamo riusciti ancora a «fissarla», a darle una figura precisa. Certo, i comizi di Nenni (preceduti da una laboriosa «preparazione»!) e l'elezione di Gronchi ci hanno molto aiutato. E anche le riunioni che abbiamo fatto e che faremo ancora spero che daranno una intonazione abbastanza omogenea alla nostra campagna. Ma siamo indubbiamente in ritardo. Sarei dovuto venire un mese prima.
I compagni comunisti sono ancora pressoché assenti, indugiano, è ancora diffuso in loro anche alla base il rammarico per il mancato Blocco. Dunque, condizioni esterne assai buone, ma nostre non altrettanto.
Assai divertente è lo scontro Covelli-Lauro — con la «calata dei lazzaroni» da Napoli! Ma Lauro ho l'impressione che non combinerà niente, e avrebbe risparmiato molto comprandosi qualche deputato covelliano dopo le elezioni. È vero che ci avrebbe tolto uno spettacolo pittoresco.
La Sicilia è splendida. Ginestre e papaveri lungo le strade, a siepi folte, e una primavera profonda, dolcissima. La terra vicino alla riviera è più bella e ricca, mi sembra, degli anni passati, e i campi di grano di un verde così tenero addolciscono anche il latifondo. Solo Enna è perpetuamente avvolta in una nebbia cattiva. Qualche giorno fa la temperatura era di tre gradi!

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