... mi sono persuaso, per sempre, che
la vita val solo leopardianamente a «spregiarla», se ai falsi valori del potere
e della ricchezza non si preferiscono quelli, veri, della lealtà («bella come
una pura fronte» scriveva ispirato Capitini), dell'autenticità, della
giustizia, della verità, del «bene comune», senza di cui la vita non è solo,
per sua natura, infelice (l'infelicità è parte e limite essenziale della condizione
umana, e la vita alla fine è più «crudele che vana» per dirla con Montale) ma
indegna poiché essa «vale» solo per usarla coraggiosamente, per terminarla
senza viltà e senza stolte speranze.
da Perugia nella mia vita. Quasi un racconto, GEI, Pisa-Roma, 1998
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