Antica tabacchiera |
Nel vecchio ma sempre dilettevole
dizionario I gerghi della malavita
che Ernesto Ferrero licenziò negli anni 70 trovo, in pagine contigue, tre
“voci”, che tutte significavano (e forse significano) nella malavita siciliana la
consegna del “silenzio”. Si tratta di surfuru,
suvaru e tabaccu.
Per suvaru si dà una spiegazione convincente: “Lett. in
siciliano ‘sughero’, che è materiale, come ognun sa, ottimo per fare tappi”.
Aggiunge Ferrero che Suvaru e fatti
léggiu è l’espressione cui si ricorre per avvisare un complice del
pericolo, accoppiando all’indicazione del silenzio il consiglio di fuggire.
Per surfuru è citato Alfredo Niceforo, un criminologo lombrosiano che
in Il gergo nei normali, nei degenerati,
nei criminali (1897) così spiega la formula, a quanto si legge più catanese
che palermitana: “Lett. in dialetto ‘zolfo’, minerale dalle note proprietà
astringenti”. Evidentemente si suggerisce di “tenere dentro” e l’espressione fa
il paio con quella del mio paese, non documentata dal dizionario ma presente
alla mia memoria, di aviri lu vudiéddru
lisciu, (lett. ‘avere il budello liscio’), che allude a una facile
liberazione degli intestini e significa la disinvolta rivelazione dei segreti.
Quanto a tabaccu, ‘tabacco’, Ferrero non dà spiegazioni. A me pare evidente
un riferimento alla tabacchiera, che veniva chiusa ermeticamente. (S.L.L.)
Fonte: Ernesto Ferrero, I gerghi della malavita, Oscar
Mondadori, 1972
Nessun commento:
Posta un commento