Recensione da settimanale, ma nel
suo genere assai buona: sintetica, chiara, ben scritta. Più che rispondere
sollecita domande. E’ una buona cosa. (S.L.L.)
Sul finire del XV secolo si
verificano due eventi fondamentali per il futuro dell'Europa: in parallelo con
la scoperta dell'America, che sposterà violentemente verso ovest il baricentro
dell'economia mondiale, matura in Sassonia la ribellione di Martin Lutero che
spaccherà in due il corpo della Chiesa di Cristo.
Insieme con il messaggio di fede
nella infinita libertà e responsabilità della coscienza individuale, il monaco
agostiniano lancia due sfide rivoluzionarie: una di carattere linguistico, che
è la traduzione e la transizione delle Sacre scritture dal latino colto al
tedesco popolare; una di carattere politico, che è la rivendicazione della
piena indipendenza della nazione germanica rispetto al soffocante ideale
unitario che il Papato ha ereditato dall'Impero Romano.
Su questi piani, Lutero trascende
e liquida il Medioevo proprio come l'avventuroso e casuale approdo delle
navicelle di Colombo a San Salvador ha trasceso e superato per sempre, almeno
in una lunga prospettiva, la illusione eurocentrica. Il grande riformatore
rimane legato al passato su un solo ma decisivo punto: la netta divisione tra
la sfera individuale della libertà e il persistente ossequio all'autorità. Il
cittadino protestante tedesco obbedisce soltanto alla sua coscienza quando si
tratta di parlare con Dio e di leggere la Bibbia; ma quando si tratta di
operare nella comunità, obbedisce senza discutere al suo signore. Questa sorta
di schizofrenica contraddizione getterà tra i tedeschi il seme di quel funesto
conformismo che tre secoli dopo sfocerà nell'esaltazione del Kaiser
bismarckiano e cinquant'anni più tardi nel delirio hitleriano.
Mi pare questo il rilievo critico
più interessante, anche se non originale, del compatto e nutrito profilo biografico
che Claudio Pozzoli ha dedicato al marito di Katharina von Bora (Vita di Martin Lutero, Rusconi).
Del resto questa vita di Lutero
non vuole essere altro, dichiaratamente, che una sintesi di tutto quanto si è
scritto sul grande riformatore; ma è una sintesi limpida e serena, soprattutto
assai bene equilibrata tra pubblico e privato, tra il momento ideologico e
quello esistenziale, tra la storia e l'aneddoto. Le ragioni di Lutero, il suo
sdegno contro l'infamia delle indulgenze e della simonia, la sua coraggiosa
resistenza alle pressioni e alle minacce di ogni genere trovano tanto spazio
nel libro di Pozzoli, quanto ne viene giustamente riservato agli umori bizzarri
del monaco agostiniano, alla sua singolare chiusura mentale rispetto a problemi
di trasformazione del mondo, alla
sua sfrenata ghiottoneria.
Il lettore italiano apprenderà
con particolare divertimento talune vicende umanissime di un profeta che la
Chiesa cattolica, fino a pochi anni fa, ci presentava come un mostro: per
esempio, il suo tardivo e singolare matrimonio con suor Katharina, o le crapule
a cui Martino si abbandona tra gli amici e i gravi conversari delle sere di
Wittenberg.
L’Europeo, 23 giugno 1984
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