Alfred Jarry (1873 - 1907) fu
indubbiamente il più eccentrico e geniale tra gli scrittori del simbolismo
francese. Prima di parlare di una delle sue opere maggiori è opportuno visitare
una piccola galleria, dico piccola perché di necessità incompleta, dei suoi
personaggi famosi o meno noti.
Il professor Crocknuff.
Protagonista di un'operetta
"chimica" (Gli alcoolizzati)
scritta nel 1890, quando l'autore faceva l'ultimo anno di liceo a Rennes.
Crocknuff, naturalista e collezionista di feti, ha una disputa con i medesimi,
scandalizzati perché lo scienziato si accinge a studiare sotto i loro occhi il
proprio pelo anale. Per punirli della loro arroganza, il professore pensa di
privarli del loro liquido vitale, l'alcool; ma in tal modo distruggerebbe la
preziosa collezione. Allora ripiega su un'isterica vendetta: convince un
allievo a entrare in un boccale per lavarsi il deretano, riducendo così anche
lui alla condizione di feto.
Il professor Achras.
Mitissimo studioso e
"allevatore di poliedri", sta scrivendo un poderoso trattato sulle
loro abitudini. Questa vita dedita alla ricerca pura è brutalmente troncata per
ordine di Ubu, già re di Polonia e d'Aragona.
Ubu.
Fa la sua prima apparizione,
insieme col precedente personaggio, intorno al 1893. Ma la sua nascita, forse
con altro nome, risale agli anni del collegio ed è frutto, probabilmente, dell'immaginazione
collettiva. Jarry gli dette esistenza letteraria e lo perfezionò in un ciclo
teatrale. Ubu è un burattino parossistico, esilarante e abominevole. E' un
energumeno carnevalesco, un tiranno libertario che con travolgente idiozia va
incontro alla propria rovina senza mai perdersi d' animo. Ubu ha la testa
piriforme, gli occhi porcini, il muso di coccodrillo, un pancione pantagruelico
(detto "ventraglia"). Tra gli arnesi che gli sono caratteristici: l'uncino
per afferrare i nobili; il "bastone da fisica", simbolo della natura,
della scienza e delle istituzioni; il "bastone da finanza", simbolo
degli onori sociali, dell'accumulazione e dello sperpero; infine la pompe à merdre (la quinta lettera della
frequentissima parola è una grande invenzione di Ubu), che potremmo chiamare pompa
da fogna, con la quale l'anarchico despota minaccia di svuotare i suoi
avversari.
Il dottor Thanaton.
Personaggio infantile, inventore
di uno strumento più sofisticato del precedente ubuesco: l'ombrelloclistere.
I Palotini.
Sono tre infami paladini,
creature araldiche, piccoli e barbuti, con in capo un berretto frigio, rozzi
folletti sempre pronti a eseguire gli efferati ordini di Ubu. L' etimologia di palotins potrebbe discendere da palot,
tanghero; in italiano conviene loro il nome di gnaffalucchi.
Sengle.
Protagonista autobiografico del
romanzo I giorni e le notti, apparso
nel 1897. E' l'esteta fin de siècle,
misogino e casto, narcisista, cattolico, allucinatorio. E' un disertore nato, e
con tali connotati presta il servizio militare. L'abbrutimento della vita di
caserma, che descrive con impavida comicità, non gli impedisce di dedicarsi
all' evasione "verso di sé" e alla ricerca dell' eternità. Sengle ama
un fratello, che non è un fratello ma un doppio, un' immagine ambigua con cui è
sempre più tentato di identificarsi. Ne possiede un calco, una maschera di
gesso appesa alla parete. Un giorno egli bacia la bocca di gesso e cade per
terra. La maschera si stacca dal muro e colpisce Sengle con violenza sull'
occipite. In seguito a questo incidente, Sengle diventa pazzo furioso e viene
internato in manicomio. I giorni e le
notti è un libro discontinuo e sgangherato, derisorio e surreale, che
mescola il sublime alla buffoneria, la lucidità all' ebbrezza delirante.
Il Supermaschio.
All' inizio del secolo
naturalmente, il romanzo apparve nel 1902, andava di moda il
"moderno". E l'eroe di cui al titolo è il campione della modernità
mitica: sesso, elettricità, sfida all'energia cosmica (sfida sportiva e
teologica) condotta a colpi di scienza e di tecnologia nonchè di assurdità
titanica. Il Supermaschio è un semidio, un misto di Eracle e di Orfeo, che
slancia le forze umane "verso l'infinito numerico". Il suo principio
ha un risvolto sarcastico: "un uomo che facesse illimitatamente all'amore,
non avrebbe difficoltà a fare illimitatamente qualsiasi altra cosa"; ma
ciò che si può fare all'infinito, ossia la ripetizione meccanica, è privo d'importanza.
Il Supermaschio vince tutte le sfide perché riesce a trasformarsi in puro
meccanismo, ma una macchina superfemmina s'innamora di lui e con la propria
incandescenza lo uccide mordendogli il cranio. Grottesco, enigmatico, nervoso e
ironicamente malinconico, sospeso tra sadismo e platonismo, Il Supermaschio è probabilmente il più
bel romanzo Art Nouveau. Fermiamoci qui, anche se la piccola galleria potrebbe
continuare.
Faustroll e la patafisica. Ha’ha’
Visitandola spero di aver
risparmiato al lettore noiosi discorsi sulla giocosità, la visionarietà e le
strategie letterarie di Jarry. E veniamo finalmente all' opera che alcuni
considerano la più felice di Jarry, recentemente ristampata dall' Adelphi, Gesta e opinioni del dottor Faustroll,
patafisico. La traduzione di Claudio Rugafiori è filologicamente
avvertitissima, ma risulta spesso un calco rispettoso dell' originale, e dunque
suona alquanto faticosa. Sacrifichi allegramente il lettore la fatica al pregio
dell'esattezza; ho visto in passato traduzioni in apparenza più gradevoli nello
stile, eppure costellate di errori e di assai dubbia disinvoltura. Il dottor
Faustroll, scienziato patafisico, nacque nel 1898 in Circassia all'età di
sessantatrè anni e conservò tale età per tutta la vita. La patafisica è la
scienza che si estende di là dalla metafisica, come questa si estende di là
dalla fisica. Il 1898 è l' anno in cui Jarry scrisse le Gesta, il cui volume apparve postumo nel 1911. Il dottor Faustroll
(da "Faust", il noto mago e negromante del Cinquecento, e
"troll", gnomo della mitologia nordica) aveva il viso glabro, tranne
i baffi verde-rame, gli occhi come due capsule d'inchiostro schizzato di
spermatozoi d'oro, la ventriglia piatta, e dall'inguine in giù era fasciato da
un nero pelame satiresco, segno di superiore decenza. Sfrattato dal suo
alloggio, perché moroso di undici canoni d'affitto, Faustroll indossò il suo
cappotto dal collo di volpe azzurra, si coprì il capo con un casco coloniale, e
si avventurò nell' esplorazione di Parigi. In tale impresa gli furono compagni
l'ufficiale giudiziario Renè-Isidore Panmuphle, lo stesso che gli aveva
notificato lo sfratto e sequestrato un manoscritto e la biblioteca di ventisette
volumi, in qualità di rematore, e il babbuino parlante Bosse-de-Nage, in
qualità di mozzo. Anni prima uno scrittore di viaggi, Louis Boussenard, aveva
pubblicato un libro mirabolante, Da
Parigi al Brasile via terra. Il dottor Faustroll intendeva compiere un
viaggio ancora più stupefacente: da Parigi a Parigi via mare. A tale scopo
aveva costruito una speciale imbarcazione anfibia di dodici metri somigliante a
un setaccio di rame allungato, munito di remi da marciapiedi e di ventose a
molla, e la cui chiglia rotonda, scorrendo su rotelle isometriche d'acciaio,
era in grado di fendere anche le onde piatte della terraferma e di scivolare
tra l' aridità delle case e il luccichìo delle vetrine. Se qualcuno ha letto le
deliziose conferenze del fisico inglese Charles V. Boys sulle bolle di sapone,
può facilmente rendersi conto di come Jarry utilizzasse fantasiosamente la
letteratura scientifica. Tenute a Londra intorno al 1890, le conferenze, ci
informa Rugafiori, furono tradotte in francese due anni dopo (in italiano le ha
pubblicate Zanichelli). Per dimostrare che l'acqua ha una pelle elastica, Boys
aveva presentato l'esperimento del setaccio. Immersa la reticella metallica
nella paraffina fusa in modo da ricoprirne tutti i fili, Boys l'aveva scossa
per liberare i buchi dalla paraffina. Sono buchi nei quali può passare uno
spillo, ma non l'acqua, la quale non potendo bagnare i fili paraffinati, non
riesce a tendere la propria pelle fino a passare entro i piccoli fori. Ecco che
il setaccio galleggia, ed ecco donde viene l'invenzione di Faustroll. Prima di
cominciare l'esplorazione, Panmuphle legge i prolegomeni del manoscritto di
Faustroll, dove è definita la patafisica, scienza delle soluzioni immaginarie.
La patafisica studia le leggi che regolano le eccezioni e spiega "l'
universo supplementare a questo". Meno ambiziosamente: "descriverà un
universo che si può vedere e che forse si deve vedere al posto del tradizionale".
Non sappiamo se l'universo è un
cristallo regolare o, più verosimilmente, un mostro; Faustroll lo ritiene ciò
che è l' eccezione di sè. Pertanto, la patafisica è la sola scienza che sa
dirne, consapevolmente o inconsapevolmente, qualche cosa di sconosciuto.
Panmuphle ha portato nell' imbarcazione i ventisette volumi sequestrati; sono i
libri "eletti", i libri "pari" o equivalenti, di Faustroll,
e può darsi che fossero in quel momento la "letteratura" di Jarry.
Nell' Olimpo della dècadence il Vangelo
di San Luca o l'Odissea sono
equivalenti a Rabelais, a Mallarmè, a Lautrèamont o al Viaggio al centro della terra di Verne, o alla Storia degli uccelli di Cyrano de Bergerac. Opere proiettabili
nella "terza dimensione". Opere che dalle parole formano dunque
immagini solide, allucinazioni spaziali, corpi e oggetti in movimento.
Qui è forse il semplice segreto
per capire che cosa avviene in quella strana navigazione per terra e per acqua
che porta l' insolito terzetto a visitare le "isole" della Parigi
letteraria e artistica post-romantica e fantasista. Jarry proietta nella terza
dimensione le opere e i caratteri di scrittori e artisti allestendo scenografie
e stravaganti episodi fitti di allusioni e deformazioni. Sergio Solmi chiamò le
isole inventate da Jarry "concrezioni immaginose". Vorrei trovare una
formula migliore. Lo spirito di Rabelais esplora l'interiorità simbolista...
colloca qua e là cariche esplosive...
Straordinaria è la sicurezza di
Jarry nel selezionare i valori. Basti ricordare il capitolo illuminato dal
giallo-oro di Vincent Van Gogh, o l'isola fragrante dedicata a Gauguin, il severo
capitoletto per il virulento e apocalittico Lèon Bloy, e la preziosa invenzione
dell'isola di Ptyx, omaggio dell'ammiratore a Mallarmè.
Quando Faustroll scompare con la
sua navicella traforata in tela di rame, lascia dietro di sé la mappa delle
costellazioni decadenti, un denso repertorio di immagini più reali del vero, e
lascia l'insondabile caricatura della conoscenza umana, la scienza patafisica,
la quale si riassume nell'unico monosillabo pronunciato, nei momenti opportuni,
dalla scimmia-mozzo Bosse-de-Nage: "' Ha ' ha". Espressione
tautologica, concisa, prudente, provvidenziale nei rapporti umani. Essa infatti
corrisponde ai "verissimo", "senza dubbio", "così
è", "ne convengo", "sicuramente", "dici
bene", e altre consimili, che fioriscono nei Dialoghi di Platone.
Jarry morì di meningite
tubercolare nel 1907; ma era già distrutto dalle privazioni degli ultimi anni e
dall'alcool. Se ne andò gentilmente chiedendo, ultimo desiderio, uno
stuzzicadenti. Nella sua ultima opera incompiuta, La dragona, c' è un passo rivelatore proprio verso la fine, forse è
anche la sua ultima parola sulla patafisica: "Bevve da solo e
metodicamente, senza arrivare mai a inebriarsi...: le sue dosi erano troppo
formidabili per non scivolare sulle sue cellule come un fiume che si perde e si
filtra attraverso una sabbia eterna e indifferente...". ' Ha ' ha.
“la Repubblica”, 15 maggio 1984
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