L’articolo che segue, della fine
del 1989, è un’anticipazione dei temi che Aldo Natoli affronterà nel libro
dell’anno successivo che ne riprende il titolo originario (Antigone e il prigioniero, Roma 1990) e ne sviluppa uno dei temi
(il sottotitolo è Tania Schucht lotta per la vita di Gramsci). Quello che emerge dal testo di
Natoli è soprattutto il dramma della cognata di Antonio Gramsci, la sua
sensibilità e il suo coraggio. (S.L.L.)
Tatiana Schucht, chiamata Tania da Antonio Gramsci |
Non fu facile per Antonio Gramsci
trovare a Roma Tatiana Schucht, sorella maggiore della moglie Giulia, 37 anni
(tre in più di lui), ancora bella in volto, insegnante di Scienze naturali, in
un istituto privato di via Savoia. Egli l'aveva inutilmente cercata fin dal suo
arrivo in Italia, traendone l'impressione che Tania si negasse. Nel febbraio
del '25 ci fu il primo incontro. Lui ne rimase colpito. Lei gli ricordava
Giulia. Più di una volta scriverà che nella voce di Tania credeva di
riconoscere le inflessioni e il tono della voce di sua moglie che viveva
lontana da lui, a Mosca, con il figlioletto Delio. Specialmente nei primi anni
del carcere (tra il 1927 e il 1929), si trovano nelle sue lettere passi dai
quali traspare quasi un'identificazione tra Tania e Giulia.
Tra l'intellettuale prigioniero e
la cognata andò sviluppandosi a poco a poco una fiduciosa e affettuosa amicizia
che fu di grande conforto morale per Gramsci. Le lettere e le cartoline postali
di Tania a Gramsci, conservate in fotocopia presso l'Istituto Gramsci, sono
seicentocinquantadue (quasi tutte inedite) e furono scritte dal gennaio del
1927 all' agosto del 1935. Credo di essere stato il primo (e il solo finora) a
leggerle e a studiarle sistematicamente, facendo il riscontro con le lettere di
Gramsci a Tania. La corrispondenza, fittissima fino al dicembre del 1933, si
diradò successivamente, dopo il trasferimento di Gramsci nella clinica Cusumano
a Formia, dove Tania poteva visitarlo ogni settimana.
Forse esistono anche altri motivi
che spiegano la rarefazione del rapporto epistolare, motivi maturati nel corso
del 1933. Il ruolo di Tania fu complesso e decisivo sotto molti aspetti,
essendo proprio lei il tramite costante fra Gramsci e la famiglia in Russia
(Giulia e i figli) e fra lui e il partito comunista. Tania gli scriveva più
volte la settimana, ora lettere, anche lunghe, ora semplici cartoline postali,
per dargli anche un solo segno della sua presenza. Cercava di prevenirne
desideri e bisogni. Lo colmava di affetto. Gli incontri con Gramsci in carcere
erano per lei occasione di shock emozionali che si prolungavano nel tempo. Se
ne trovano tracce indimenticabili nelle sue lettere.
Ai primi di settembre del 1927,
Tania ottiene un colloquio (il primo?) nel carcere di San Vittore, a Milano. Il
5 settembre gli manda una cartolina postale: Mi sembra di essere stata proprio una stupida e di non aver saputo
dirti nulla, e non posso fare a meno di piangere. Spero che vedendoti ancora
sarò meno emozionata e che anche tu saprai dirmi di che cosa hai bisogno...
Temo che anche tu mi abbia trovato ancor più stupida di quanto mi considero
io....
Lo stesso giorno, più tardi, gli
manderà una lettera: Caro Antonio, come è
stato breve il tempo del nostro colloquio, non abbiamo avuto il tempo di capire
qual è il nostro stato d' animo reciproco. Poi avrei avuto desiderio di
abbracciarti teneramente e sono rimasta ben delusa, non potendo neppure
stringere la tua mano. Spero però che la tua delusione non sia stata troppo
grande, almeno vorrei che tu riuscissi a vincere questo sentimento.
E lui di rimando: Ricordi che un pomeriggio a Roma ti ho
rivolto la parola credendo che tu fossi Giulia?... Io ti scrivo proprio come a
una sorella e tu in tutto questo tempo sei stata per me più di una sorella... A
proposito, sai che per lungo tempo avevo pensato di darti qualche fiore
cresciuto nella mia cella? (Vedi che romanticismo carcerario?). E' un incontro
sotto gli occhi del secondino. In Gramsci domina immediatamente il rimando
da Tania a Giulia e si aprono la strada sentimenti delicati, intimi, colorati di
fantasia. Ma il motivo dell'assenza di Giulia (se ne conoscono soltanto sedici
lettere, tre inedite, da me rinvenute fra quelle di Tania, nessuna dopo l'ottobre
del 1933), o della sua presenza mediata da Tania, sarà uno dei motivi maggiori
di tormento per Gramsci ed esploderà talora, più volte, in asprezze che
esprimono la solitudine sempre più disperata del prigioniero.
Già fra l'estate e l'autunno del
1927 comincia a configurarsi chiaramente lo scenario del dramma. Gramsci ebbe,
per la prima volta, notizia della grave malattia nervosa della moglie alla fine
di ottobre, quando Tania gli trasmise due lettere della sorella. Il 17
novembre, dopo un colloquio, Tania gli scrive: Ho capito che non hai fiducia sufficiente in me e credi che io ti possa
nascondere cose dolorose, è assolutamente assurdo che tu lo possa pensare
perché a mio parere la condizione indispensabile per permetterti di stare
sempre tranquillo è di essere informato di tutti gli avvenimenti importanti di casa.
Il 29 dicembre, Tania vede di
nuovo Gramsci al colloquio. Il giorno dopo gli scriverà: ...il tuo aspetto è alquanto cambiato o, per dir meglio, succede che tu
prenda degli atteggiamenti che non ti avevo conosciuto prima di vederti in
carcere: ho pensato che talvolta il tuo aspetto può essere paragonato a quello
dei fanciulli maltrattati in casa o, specialmente, in collegio. Siamo
perfettamente consci delle tue condizioni d' animo e siamo tutti d' accordo
nell' intendere qual è il nostro dovere a tuo riguardo. Devi sapere anche che
il nostro pensiero è sempre con te, ecco perché mi pare talvolta impossibile
discernere tra ciò che ti ho realmente comunicato e ciò che abbiamo pensato
insieme. Qui Tania, forse senza saperlo, tocca due punti, uno remoto, l' altro
vicinissimo e attuale, cui Gramsci era sensibilissimo. All'immagine del
fanciullo maltrattato come non pensare alla miseria dell'infanzia di Gramsci,
che lui stesso più di una volta rievocherà nelle sue lettere, tra i ricordi più
dolorosi che gli sono rimasti impressi nell'animo? E l'insistenza (il nostro dovere a tuo riguardo, il nostro
pensiero è sempre con te) non mirava forse a fugare i dubbi che Gramsci,
prima che altri fatti accadessero, poteva ancora nutrire circa l'animus del partito nei suoi confronti,
dopo l' incidente dell' ottobre del 1926? Poco dopo, il 6 febbraio del ' 28,
essendo Tania di nuovo costretta al ricovero in ospedale, Gramsci,
preoccupatissimo e adirato perché lei non ha cura di se stessa, l'avverte che
non andrà più al colloquio se mi persuado
della tua poca saggezza.
E' la prima volta che Gramsci
minaccia Tatiana di interrompere i rapporti: lo farà di nuovo qualche anno più
tardi in condizioni ben altrimenti drammatiche. Poco dopo le scriverà che
vorrebbe tirarle i capelli. Barbaro!,
risponde Tatiana. La schermaglia è affettuosa e non ferisce. Ma il quadro dei
rapporti fra i due si colorirà tra poco di tinte più scure, mentre il dialogo
diventerà più serrato e si spingerà più in profondità. Il 26 marzo Nino scrive
a Tania: Io credo proprio necessario che
tu ti decida di andare a trovare la tua mamma (in Russia ndr), un consiglio che, in seguito, le ripeterà
più di una volta. La reazione di Tania appare sproporzionata e può far
pensare a motivazioni psicologiche non chiare. Essa replica: Non ti permetterò di chiuderti nella tua
cattiveria.... Chiudersi rispetto a chi? Alla stessa Tania, ovviamente. Il mio temperamento non accetta una simile
situazione.
Che cosa ci dicono di lei le sue
lettere? Più volte, ella parla del suo modo di concepire e di praticare i
rapporti con il prossimo. Essa non immagina altro rapporto che quello
disinteressato: amare il prossimo senza aspettarsi contropartite. E' un tema
che ricorre più volte nelle lettere, senza che sia possibile discernere quando,
dal rapporto generico per un prossimo indeterminato, Tatiana trapassi
insensibilmente verso l'amore per una persona. Sui sentimenti ella mostra un
riserbo che confina con l'inibizione. Il suo rapporto disinteressato sembra
provenire più da un'educazione dei sentimenti che da una norma morale, è più
tolstojano che kantiano, anche se esprime, ovviamente, anche una moralità. L'affettuosa
devozione per Gramsci talora assume i toni purissimi di un amore ideale,
sublimato. Che ella sentisse vivamente il fascino della personalità di Gramsci,
della sua grande forza intellettuale e morale, è ben comprensibile. Come pure è
comprensibile che fosse incantata dal suo humour,
atterrita dalle sue collere. Ma nei loro colloqui, anche quando più forte era
la commozione, Tania trovava il modo di mettersi da parte. Sono venuta a nome di Giulia e dei bambini, scriverà ripetutamente.
Nelle lettere a Gramsci, ad
esempio in quella pubblicata oggi da “Mercurio” - essa più volte riuscì ad
aprirsi, a schiudere sinceramente la propria intimità. E' degno di nota, però,
che mai una volta, nelle sue risposte, Gramsci riprese quell'argomento, anche
solo per aiutare Tania a chiarirlo meglio a se stessa. Tania aveva anche un
rapporto speciale, assai contraddittorio con la famiglia. Era ancora una
bambina quando negli ultimi anni del secolo scorso gli Schucht lasciarono la
Russia. Poi aveva vissuto sempre all'estero e, più a lungo che altrove, in
Italia. Qui, dal 1915 era rimasta sola. Non sappiamo perché non seguì i suoi
nel ritorno in Russia. Per quanto appartenga a una famiglia di idee
rivoluzionarie (il padre Apollo era un antizarista di solide letture, amico di
Lenin) Tania non ha conosciuto la rivoluzione del 1917, non ha conosciuto il
partito bolscevico, la sua cultura, la sua morale, la sua pratica politica, a
differenza delle due sorelle Giulia ed Eugenia, militanti attive. Ha qualche
riserva, ma nessuna ostilità, anzi ce lo dice lo stesso Gramsci vorrebbe
lavorare per i Soviet, ma non osa, perché non vuole avere l'aria, non avendo combattuto,
d'approfittare della vittoria. Quando, tra l'autunno del ' 25 e l' estate del '
26, Giulia verrà a Roma con il figlio Delio e con la terza sorella Genia, Tania
avrà dei problemi, si sentirà emarginata, in particolare non sopporterà la
condotta di Genia, in una parola soffrirà. Di questo scrisse più di una volta a
Gramsci e questi più di una volta le dette ragione.
Nei dieci anni in cui Tania
rimase in Italia ad assistere Gramsci, la famiglia più volte e con insistenza
le chiese di tornare in Russia. Ma Tania non partirà mai. Un paio di volte
cercò di spiegare a Gramsci perché non lasciava l'Italia senza mai dirgli che
la ragione principale era costituita proprio da lui. Tania sentiva moltissimo
il rapporto con il carcerato. Forse era diventato lo scopo della sua vita.
Neanche alla famiglia, neppure alla madre che pur dice di amare tanto, Tania
rivelerà mai la verità e si trincererà dietro il solito argomento del rapporto
disinteressato con il prossimo. Parlerà anche dell'atmosfera morbosa che pesa nella
famiglia (Giulia ne è una vittima), affermando che lei non si sente di vivere
in quell'atmosfera.
Io non ho potuto leggere queste
lettere senza andare incontro a momenti di viva commozione. Tania, che non era
religiosa e nemmeno una militante politica, seppe esprimere al livello insieme
più nobile e più umile gli ideali della solidarietà umana. In Gramsci e per
Gramsci essa poté realizzare il suo ideale di amore disinteressato e
contemporaneamente spezzare i vincoli che le avevano impedito di aprirsi a un'altra
persona umana. Questa donna fragile, malata, costretta a letto almeno tre mesi
ogni anno, seppe, infaticabilmente, superare la propria sofferenza, divenire
letteralmente sorella di Gramsci nella lotta e nel dolore. Senza di lei Gramsci
non avrebbe potuto sopravvivere dieci anni in carcere. Tania lasciò l' Italia
nel 1938. Tornata in Russia poco prima dello scoppio della seconda guerra
mondiale ed evacuata da Mosca durante l'invasione nazista, morì nel 42, a 54
anni, in una città dell' Asia centrale sovietica. Fu un'Antigone di quei tempi
di ferro.
“la Repubblica”, 4 novembre 1989
Nessun commento:
Posta un commento