Gustave Eiffel |
Agli operai che lamentavano
il rischio crescente del salire
ancora più in alto
l’ingegnere rispose che cadere
da metri duecentocinquanta equivaleva
rispetto agli effetti
a cadere da appena quaranta
e che quindi proseguissero tranquilli
senza altre lagnanze.
Al suo nome la torre luminosa
è consacrata.
Da Cosa resta, Perugia, 2001
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