Pierre Choderlos de Laclos |
Quando il cinema scopre un autore
lo fa tornare in libreria con opere edite e inedite. E' successo nel 1990 anche
a Pierre Choderlos de Laclos di cui Sellerio ripescò L'educazione delle donne (poco prima che Le relazioni pericolose, portato l'anno prima sul grande schermo da
Stephen Frears vi tornasse col Valmont
di Milos Forman. Il testo che segue è dedicato proprio al capolavoro
settecentesco un classico dalle molte possibili lettura. Questa, dal “manifesto”,
lo interpreta secondo l’ottica della differenza di genere. (S.L.L.)
"Valmont " è un film di Milos Forman ispirato a "Les liasons dangereuses" |
La struttura epistolare del libro
non è fondamentale per Milos Forman, che ha preferito costruire il suo film
lavorando sui margini bianchi, divertendosi a scoprire quello che era successo
prima e dopo le lettere. Valmont si apre ai grandi spazi della vita sociale del
'700, agli scenari naturali dei parchi e delle ville di provincia; non c'è più
la dimensione claustro-fobica e il gioco crudele su cui aveva puntato Frears.
Nonostante ci sia un abisso tra
il romanzo-scandalo del 1782 e L'educazione
delle donne di due anni dopo, entrambi ruotano intorno alla donna. Se è la
donna che mette in moto l'intreccio del romanzo, c'è un'enorme differenza fra
l'eroina intellettualistica tutta cervello e poco cuore abituata a prendere
l'iniziativa nelle avventure galanti, e la donna sospesa tra natura e cultura
che viene fuori dalle riflessioni filosofiche dominate dal modello rousseauiano
di un eden naturale contrapposto alla corruzione sociale.
Armato, da brillante militare
quale era, di nobili intenzioni e di buone letture, Laclos sembra voler
promettere un antesignano manifesto femminista: «Donne avvicinatevi e
ascoltate! ...Riflettete sul fatto che nate compagne dell'uomo ne siete
diventate schiave; riflettete come cadute in questo stato abietto voi siate
arrivate ad adattarvici e finanche a considerarlo come il vostro stato
naturale; e infine come, sempre più degradate dalla lunga abitudine alla
schiavitù, abbiate finito col preferire vizi avvilenti ma comodi alle virtù più
faticose e proprie di un essere libero e rispettabile». Ma l'ardore si sgonfia
subito per lasciare il posto a una precettistica tutta maschile che sancisce
l'esistente. La donna allo stato naturale è felice solo perché trova il suo
massima appagamento nel riconoscersi come riproduttrice, gusta l'amore materno
ma non ne soffre le inquietudini, vede fuggire senza rimpianti una felice
giovinezza, quando invecchia è immune dalle malattie e dal ridicolo. La
proclamata «libertà naturale» della donna si limita in realtà a un benessere
fisiologico. Con l'intervento della società, uomo e donna che la natura ha
creato liberi diventano tiranno e schiava. Le donne, più deboli, sono state
necessariamente oppresse. Solo dopo secoli di esperienza hanno finalmente
imparato a sostituire l'astuzia alla forza e hanno scoperto l'arte della
seduzione.
Proprio sugli intrighi della
seduzione Laclos aveva fondato Le
relazioni pericolose, e ne aveva condannato gli eccessi facendo finire
tragicamente corruttori e corrotti. Ma nei consigli alle giovinette ricade
nella tentazione di insegnare l'arte di sedurre. Con lo stesso compiacimento
quando consiglia di ridurre l'emozione del piacere per restare giovani, la
stessa insinuante partecipazione quando prescrive il bagno giornaliero, la
stessa consumata esperienza di dongiovanni quando suggerisce un profumo leggero
per non diminuire l'eccitazione dell'amante. «L'aspetto attira ma è il corpo
che trattiene. L'uno è la rete, l'altro è la gabbia».
Accanto alla bellezza – un
cocktail di freschezza, altezza e forza ottenuto con un regime di vita
equilibrato e igienico senza veglie, eccessi, bevande alcoliche, raggi intensi
del sole, freddo eccessivo, vita sedentaria, aria stagnante - si deve
accrescere il proprio bagaglio di idee perché dei begli occhi rimangono freddi
e inespressivi se l'anima è insensibile e la mente vuota. L'elenco delle
letture, degno dello spirito enciclopedico dell'epoca, va dai filosofi greci
alle vite degli uomini illustri di
Plutarco, dalle lettere sull'Inghilterra di Lord Lidleton alla storia francese
dell'abate Millot, dai moralisti moderni ai romanzi da leggere con qualche
prudenza per non «appassire la ingenua innocenza che costituisce il fascino
della giovinezza».
L'allieva modello deve leggere
soprattutto per rendersi più apprezzata quale oggetto di desiderio, per
imparare a parlare con gli altri il loro linguaggio. E' molto lontana questa
donna dimezzata, camaleonticamente incanalata nella incapacità di essere se
stessa, che vive solo in funzione degli altri, dalla marchesa di Merteuil che
si serve del Sofà di Crebillon, della
Nuova Eloisa di Rousseau, dei
racconti di La Fontaine per giocare il suo amante interpretando con lui i ruoli
appresi nei libri. Le relazioni
pericolose sarebbe stato assolutamente bandito dalla biblioteca ideale di
Laclos. Nessuna fanciulla avrebbe dovuto prendere a modello la signora di
Merteuil che proclama di essere nata per vendicare il suo sesso e dominare
l'altro. Che si serve spregiudicatamente per i suoi incontri galanti di una
garconnière. Lo stesso tipo di donna che l'autore preconizza nel suo trattato
come troppo infelice se costretta a restare nel proprio ruolo e troppo
pericolosa se avesse tentato di uscirne.
Romanzo e trattato aprono uno
spiraglio contraddittorio su un secolo ormai agli sgoccioli, ancora
apparentemente ossequioso delle convenzioni morali ma già presago degli
sconvolgimenti imminenti. Se la rivendicazione dei diritti delle donne avviata
durante la rivoluzione è affossata dalla costituzione napoleonica, che del
marito ripristina l’autorità assoluta sull'intera famiglia, il seme è gettato.
Negli ultimi anni della sua vita Laclos progetta, ma non ne farà nulla, un
nuovo romanzo destinato a celebrare la felicità nel matrimonio con cui avrebbe
proseguito la sua ricognizione sulla donna, il soggetto in cambiamento da cui
era ossessionato.
“il manifesto”, 14 marzo 1990
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