M'è capitato di scrivere su questo blog a proposito dell'Otto Marzo - quella che un tempo era la Giornata Internazionale di lotta della Donne lavoratrici e che poi è diventata Festa della Donna - della sua storia e del suo significato. Lamentavo che, da quando è diventata una festa di "genere" recidendo l'originario legame con la "classe", quella scadenza è sempre più rituale e rischia di diventare una presa in giro. In Italia per esempio la "promozione" innegabile di alcune donne, generalmente borghesi, in importanti istituzioni politiche, economiche e sindacali, fa tutt'uno con la quasi totale vanificazione - attraverso l'obiezione - della legge sull'interruzione di gravidanza, con il ritorno all'aborto clandestino e di classe.
Qualche tempo fa, poi, partecipai in rete a una discussione con alcune compagne che rivendicavano, con buone ragioni storiche, il carattere schiettamente "comunista" della ricorrenza. Volli fare una ricerchina e intervenni con la nota che qui posto che ribadisce il carattere proletario e operaio della celebrazione, e ne documenta alcune premesse nel movimento socialista già prima della Rivoluzione d'Ottobre. (S.L.L.)
1936. Dolores Ibarruri celebra l'Otto Marzo nella Madrid Repubblicana |
Ho letto da qualche parte che l'Otto Marzo è una festa (in verità una "giornata di lotta") comunista, perché decisa ed istituzionalizzata dalla III Internazionale e affermata nel mondo per la forza d'attrazione dell'Unione Sovietica vittoriosa sul nazismo. Le cose in verità non sono così lineari.
1°) Le prime a promuovere “giornate della donna” sono delle socialiste: la tedesca Clara Zetkin e la statunitense Corinne Brown. Una risoluzione per l’istituzione di una “giornata delle donne”, ma senza alcuna indicazione di data, venne votata al congresso dell’Internazionale Socialista a Copenaghen nel 1910. Essa collegava strettamente rivendicazioni politiche (prima fra tutte il voto alle donne) e rivendicazioni economiche (innanzitutto la parità di salario). Ma non c’era una data fissa e unica tant’è che le due rive dell’Atlantico scelsero date diverse: l'America la fine di febbraio e l’Europa il 19 marzo. Ma giornate di lotta delle donne operaie ebbero luogo prima della guerra mondiale e della rivoluzione di ottobre in diversi paesi e in quelli scandinavi con grande risonanza.
2°) L'indicazione dell'8 marzo da parte delle donne comuniste (vedere risoluzione in Degras - Storia dell'Internazionale Comunista attraverso i documenti - Feltrinelli) fissa la data, motivando - senza rotture con la tradizione socialista - con la necessità di unificare, ricordando anche la grande partecipazione femminile al corteo contro la guerra di San Pietroburgo in quell'otto marzo che fece cadere lo zar (la cosiddetta "rivoluzione di febbraio", visto che era ancora febbraio secondo il calendario cirillico), ma senza esclusivismi o contrapposizioni con le operaie Usa, riconosciute protagoniste di un grande sciopero femminile di metà Ottocento svoltosi intorno all'8 marzo del 1857 e considerato da molti alle origini della ricorrenza.
3°) Va aggiunto - per amor di precisione - che non furono le donne "comuniste" (non esistevano ancora) a formare il corteo contro la guerra a San Pietroburgo ma socialdemocratiche (bolsceviche e mensceviche), socialiste rivoluzionarie, senza partito e che, nella direzione del corteo, in gran parte spontaneo, ebbero un ruolo anche i maschi (le femmine erano preponderanti per la ragione che numerosi maschi stavano al fronte).
4°) E' vero invece che il primo partito italiano a celebrare in forma organizzata e solenne la Giornata delle donne lavoratrici fu il Pcd’i nel 1924 (prima della guerra nelle "giornate della donna" i socialisti italiani non erano andati oltre gli articoli di giornale).
5°) Le donne comuniste nel loro 8 marzo ricordavano quasi sempre l'incendio di un cotonificio negli Usa (a New York o a Chicago) con la lotta newyorkese del 1858. In verità di incendio di uno stabilimento pieno di operaie ne è documentato più di uno e in più città americane, a partire dal 1871. Forse nessuno di essi accadde esattamente l'8 marzo (magari in un giorno vicino), ma questa tradizione leggendaria ha certamente una base storica. A rendere tutto più incerto e complicato è il fatto che il carattere criminoso degli incendi fu sempre nascosto dalla polizia e dalla stampa padronale: venivano ridimensionati a piccolo incidenti con piccoli numeri (cosa resa più facile dalla grande presenza di immigrate irregolari), ma vi furono, testimoniati da molti documenti; e vano è stato l'impegno negazionista della destra statunitense.
Comprendo e condivido la rabbia
di compagne e compagni comunisti che si indignano
per la riduzione a festa borghese e yankee di una giornata di lotta che si
affermò nel mondo per l'impegno delle donne comuniste e per la volontà politica
emancipatrice dell'Urss; ma non è utile contrapporre al
volgare anticomunismo imperante un settarismo comunista. È più giusto dire che
è merito delle comuniste l'aver raccolto il testimone dalla tradizione
socialista, l’averla definita e istituzionalizzata nella data, l’averla
rilanciata e affermata in tutto il mondo con la forza della vittoriosa
Rivoluzione d’Ottobre e del primo stato operaio. È già moltissimo.
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