Palermo, la cripta dei Cappuccini |
E proprio in quel momento il
terreno si aprì e i due sprofondarono in una profondissima buca. Non si fecero
niente, ma capirono che sarebbe stato impossibile risalire. Cominciarono a
chiamare aiuto, però nessuno accorreva. A un tratto il terreno si smosse ancora
e davanti a loro comparve un'apertura che pareva l'entrata di una galleria. Non
avevano scelta, la varcarono. Era una galleria infatti, lunghissima, e quel che
videro li atterrì. Lungo le pareti c'erano centinaia e centinaia di scheletri,
ognuno illuminato da una piccola lampada. Principiarono a percorrerla,
tremanti, nel tanfo insopportabile perché ancora da qualche osso pendevano
lembi di carne marcia. Camminarono e camminarono sotto lo sguardo delle
occhiaie vuote e il ghigno dei teschi.
«Madonna santa, ma qua è peggio
che nella cripta dei Cappuccini!» balbettò il palermitano.
Allo stremo delle forze, dopo
aver percorso chilometri, videro una porta. Ansanti, l'aprirono. E si trovarono
in una lussuosissima camera da letto. Sbalorditi, si voltarono a guardare da
dove erano venuti. Non avevano aperto una porta, ma le ante dell'armadio del
Cavaliere.
da Cinque favole politicamente scorrette in Come la penso, Chiarelettere, 2013
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