6.3.14

Ponzio Pilato e il conte di San Germano

Tra gli avventurieri settecenteschi specializzati in ciarlataneria d’alto bordo spiccava accanto al nome di Cagliostro, quello del (forse) piemontese San Germano, la cui fama era, se non l’immortalità, la straordinaria longevità e che alimentava la leggenda non affermando, ma limitandosi a non smentire. L’aneddoto che segue, da un repertorio ottocentesco di “diavolerie”, l’ho ripreso da un libretto di Umberto Eco. (S.L.L.)  
Ritratto del conte di San Germano
Raccontando un giorno che aveva conosciuto Pilato a Ge­rusalemme, descriveva minuziosamente la casa del gover­natore, e citava i piatti serviti a cena. Il cardinale de Rohan, credendo di ascoltare delle fantasie, si rivolse al cameriere del conte di San Germano, un vecchio dai capelli bianchi e dall'aria onesta. "Amico mio," gli disse, "faccio fatica a credere quel che dice il vostro padrone. Che sia ventrilo­quo, passi; che faccia dell'oro, d'accordo; ma che abbia duemila anni e abbia veduto Ponzio Pilato è troppo. Voi eravate là?" "Oh, no, monsignore," rispose ingenuamente il cameriere, "sono al servizio del signor conte solo da quat­trocento anni."

In Umberto Eco, Tra menzogna e ironia, Bompiani, 1998


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