Tra gli avventurieri
settecenteschi specializzati in ciarlataneria d’alto bordo spiccava accanto al
nome di Cagliostro, quello del (forse) piemontese San Germano, la cui fama era,
se non l’immortalità, la straordinaria longevità e che alimentava la leggenda
non affermando, ma limitandosi a non smentire. L’aneddoto che segue, da un
repertorio ottocentesco di “diavolerie”, l’ho ripreso da un libretto di Umberto
Eco. (S.L.L.)
Ritratto del conte di San Germano |
Raccontando un giorno che aveva
conosciuto Pilato a Gerusalemme, descriveva minuziosamente la casa del governatore,
e citava i piatti serviti a cena. Il cardinale de Rohan, credendo di ascoltare
delle fantasie, si rivolse al cameriere del conte di San Germano, un vecchio
dai capelli bianchi e dall'aria onesta. "Amico mio," gli disse, "faccio
fatica a credere quel che dice il vostro padrone. Che sia ventriloquo, passi;
che faccia dell'oro, d'accordo; ma che abbia duemila anni e abbia veduto Ponzio
Pilato è troppo. Voi eravate là?" "Oh, no, monsignore," rispose
ingenuamente il cameriere, "sono al servizio del signor conte solo da quattrocento
anni."
In Umberto Eco, Tra menzogna e ironia, Bompiani, 1998
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