Maria Callas nel costume di Violetta per "La Traviata" diretta da Luchino Visconti |
L’articolo che segue, di Antonio
Cognata, contiene notizie interessanti e testimonia un’inefficienza che si
sostanzia nello scarso numero di recite. L’articolista sembra dar credito alle
politiche governative che si fondano su due linee: 1) un uomo solo al comando (per
ogni Ente decide solo il Sovrintendente e tutti i Sovrintendenti li nomina il
solo ministro); 2) il taglio delle risorse per pagare i debiti. Si sbaglia di
brutto: non so se queste politiche (non vedo svolte conseguenti all’avvento di
Renzi e Franceschini) producano risanamento dei bilanci; di certo producono un ulteriore impoverimento
culturale e non riportano l’Italia ai primi posti delle classifiche per numero
di recite e di spettatori. Altra cosa sarebbe se si legassero le risorse
investite a un forte aumento della produttività, per esempio moltiplicando le
repliche attraverso spettacoli gratuiti (o quasi) per le scuole, rappresentazioni
nei teatri dei piccoli centri e stagioni estive nelle piazze; e se lo studio
della tradizione musicale italiana entrasse nei piani di studi di tutte le
ragazze e i ragazzi italiani, di modo che, possedendo i codici, possano
apprezzarla e affezionarsi ad essa. (S.L.L.)
La Traviata di Giuseppe Verdi ha inaugurato la stagione del Teatro
alla Scala. Al suo debutto, a Venezia nel 1853, l'opera fu accolta da una sonora
bordata di fischi. Verdi non si turbò più di tanto, «il tempo giudicherà»,
disse; e il tempo gli ha ben dato ragione. Traviata
oggi è l'opera più famosa al mondo, quella che tutte le dive vogliono (e
devono) cantare, quella che più di ogni altra i teatri mettono in cartellone,
l'opera di cui tutti (appassionati e non) sanno intonare alcuni passi che sono
poi diventati tra le frasi più celebri della nostra lingua. La Traviata, Giuseppe Verdi e il Teatro
alla Scala, una combinazione che più di altre esprime l'identità italiana
dell'arte operistica. L'occasione è dunque utile per alcune riflessioni sullo
stato di salute del settore lirico italiano. Alcuni dati interessanti si
trovano su "Opera Base", un portale di informazioni sulle produzioni
di oltre settecento teatri del mondo, che ha elaborato delle classifiche basate
sul numero delle volte che un'opera è stata programmata nel corso delle
stagioni 2008-2013.
La classifica relativa ai titoli
prova l'enorme popolarità di Traviata, che con 553 programmazioni è l'opera più
rappresentata al mondo. Ma ancora di più colpisce che in questa classifica 15
opere su 20 "parlano" italiano (8 tra le prime 10). L'importanza e
successi del Maestro di Busseto sono invece confermate dalla classifica dei
compositori. Verdi è di gran lunga l'autore più presente nei cartelloni
teatrali del mondo; al secondo posto, un altro italiano, Giacomo Puccini; al
terzo, Mozart. Tra i 10 compositori più programmati al mondo, 4 sono italiani.
Dopo aver guidato le classifiche dei compositori e delle opere, sarebbe logico
aspettarsi che l'Italia dei teatri capeggiasse anche le classifiche
dell'offerta operistica. Ma purtroppo non è così. Nella graduatoria del numero
di recite messe in scena nella stagione 2012-2013 0 nostro Paese è solo sesto. A
poco vale la (presunta) giustificazione che nei Paesi che ci precedono è in uso
il modello del repertorio dove la qualità è in parte sacrificata ai numeri.
Come già osservato altre volte, i teatri italiani producono poco, troppo poco.
Questo problema si riflette anche nella graduatoria delle città per numero di
recite d'opera messe in scena: la prima città italiana, Venezia, è al 42°
posto, la seconda, Milano, al 53°. Queste due ultime classifiche sono anch'esse
un segno del generale declino del nostro Paese: come perdere terreno in un
settore dove disponiamo di ingenti risorse per la leadership (le prime due
classifiche). Eppure nell'Italia operistica qualcosa potrebbe cominciare a
cambiare.
Il ministro Bray ha promosso
'Valore-Cultura", una legge già approvata che introduce alcune importanti
novità nel settore delle fondazioni lirico-sinfoniche. Innanzitutto 'Valore-Cultura"
riconosce che i teatri soffrono di problemi "gestionali" che in
alcuni casi hanno determinato l'accumulo di un insostenibile indebitamento. (In
questi casi si potrebbe dire che hanno sofferto di problemi di cattiva gestione.)
A questi teatri la legge offre la possibilità di ottenere risorse per la
rinegoziazione del debito a condizione che presentino un credibile piano di risanamento,
verificato da uno speciale commissario di settore, che dovrà prevedere anche la
riduzione e la razionalizzazione del personale e la rimodulazione economica dei
contratti aziendali. Contratti che adesso dovranno ottenere l'avallo della
Corte dei Conti che ne certifica l'attendibilità dei costi e la compatibilità
con i vincoli di bilancio. Per quanto riguarda la governance, la nuova legge
sostituisce il consiglio di amministrazione con un consiglio di indirizzo,
introduce un organo monocratico di monitoraggio che periodicamente informa il
Ministero sulla sostenibilità economico-finanziaria della fondazione e
individua nel sovrintendente «l'unico organo di gestione». Ma mentre prima la
nomina del sovrintendente spettava al consiglio di amministrazione di ciascun
teatro, adesso il sovrintendente è nominato «dal Ministro dei beni e delle
attività culturali su proposta del consiglio di indirizzo». Il senso di
quest'ultimo cambiamento sta tutto nella condivisione di responsabilità del
Ministro nella nomina dell'organo di gestione, condivisione che (supponiamo) si
sostanzierà nella possibilità del Ministro di giudicare, accettando o
respingendo, la proposta del consiglio di indirizzo.
"Valore-Cultura"
introduce elementi di maggiore "dirigismo" nella convinzione che siano
necessari per il risanamento e le future performance dei teatri italiani. Il
tempo giudicherà. Ma presto potrebbe esserci una verifica importante. Quando il
Ministro dovrà firmare la nomina dei nuovi sovrintendenti, ci auguriamo che
giudichi con attenzione i curricula e rigetti le proposte inadeguate. Anche
così si eviteranno nuovi problemi gestionali e i nostri teatri potranno
cominciare a cambiare musica.
"Il Sole 24 ore", 8 dicembre 2013
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