Busto dell'imperatore Adriano |
Il Libro delle meraviglie (Einaudi, 2013) di Flegònte di Tralle è il
Guinness dei primati dell'antichità. L'autore, nativo della città di Tralle in
Asia Minore, fu liberto e segretario a Roma dell'imperatore Adriano e forse
compilò quella raccolta di storielle per lo stesso imperatore, curioso
letterato e viaggiatore. E invero, chi voglia viaggiare nel mondo della
fantasia più accesa, anche nelle poche pagine che ci rimangono dell'opera del
dotto e ingegnoso asiano trova di che soddisfarsi ampiamente. Vi può accedere
ora nella traduzione italiana che ne danno Tommaso Braccini e Massimo Scorsone
con ricchezza di dati e di analisi, bibliografia, note e Appendice che superano
in mole quella, purtroppo ridotta, del testo originale. Vi spiegano anche
l'importanza di questo modesto letterato nella cultura letteraria moderna. Le
sue rappresentazioni orrorifiche e demoniache ne fanno un antesignano del
gotico romantico.
Quello dei mirabilia è un genere letterario che, nato dotto in epoca
alessandrina, si popolarizzò poi su richiesta dei lettori e a soddisfazione non
solo loro ma, si può credere, degli stessi scriventi. La mineralogia, la
botanica, la zoologia, l'antropologia, la geografia, la storiografia offrivano
un campo sterminato a chi volesse raccogliere il credibile e il vero, e volesse
stupire con l'inverosimile eppure anch'esso vero. Flegonte spesso documenta
l'impossibile o almeno lo sbalorditivo che viene narrando, riferisce fatti
contemporanei, è minuziosamente circostanziato sul dove e sul quando, a volte
garantisce addirittura l'autopsia
(l’aver visto di persona, .d.r.). Nelle sue pagine superstiti è soprattutto
l'uomo il protagonista di questi filmati di spessore millenario. Quanto più
egli arretra nei tempi, tanto più si trova di fronte a un regno della natura
che, perché primitivo, come tutto in primavera, è più sfolgorante e poderoso.
Ciò gli mette il cuore in pace: «Non bisogna considerare con incredulità -
scrive durante la rassegna di enormità di certi nostri antenati - nemmeno tali
prodigi, se si pensa a come la natura in pieno rigoglio delle origini abbia
fatto crescere tutti gli esseri mentre in seguito, sopraggiungendo per essa
l'età del declino, si siano deteriorate di conserva anche le dimensioni degli
esseri viventi».
Ciò si constata soprattutto in
scoperte archeologiche o in apparizioni di spettri di trapassati. Che sono, per
noi, l'argomento del primo capitolo dell'opera di Flegonte quale possediamo.
«Non molti anni or sono» a Messene da un'urna spezzata emerse un teschio di
dimensioni triple di quelle oggi normali; da un'iscrizione annessa fu facile
riconoscervi il capo di Ideo, un eroe cantato da Omero nell'Iliade. In una
grotta in Dalmazia «è possibile vedere» molte carcasse con costole superiori a
7 metri. Un terremoto a Reggio fece affiorare teste con denti di 30 centimetri;
mentre i Cartaginesi scavando un vallo scoprirono due scheletri di 10 e 12
metri.
E quanto a lunghezza della vita,
il capitolo dell'opera, o un'operetta parallela dedicata ai Longevi, parte da
un elenco nominativo di 68 centenari basato sui censimenti romani, per arrivare
ad alcuni centoquarantenni e approdare a Epimenide cretese, che secondo
Flegonte muore a 157 anni e secondo i suoi compatrioti a 299 (bisogna peraltro
tener conto che rimase addormentato in una caverna per più di un quarantennio).
Ma fin qui... Il bello viene nel
museo degli orrori. Ermafroditi che lavorano come giardinieri, uomini che
partoriscono, una madre che fa otto figli in un anno. Solo pochi decenni prima
di Flegonte una donna a Roma partorisce una scimmia; ai suoi tempi stessi, 112
d.C, ancora a Roma venne alla luce un bambino con due teste (pochissime, ai
tempi di Nerone se ne ebbe uno con cinque). Flegonte è poi uno specialista in revenants e fantasmi. Dalla nota novella
con cui il suo libro inizia, quella delle apparizioni notturne di una fanciulla
morta accanto all'innamorato; a Tiresia trasformato in donna e poi tornato uomo
in un balletto piacevole e crudele assieme.
Al Libro delle meraviglie si aggiunge nella bibliografia di Flegonte,
ed è aggiunta anche nell'edizione Einaudi, una Storia delle Olimpiadi dalla prima edizione fino ai suoi tempi,
all'incirca la duecentoventisettesima (anni intorno al 137 d.C). La perdita di
quest'opera, a parte il valore documentario, non sembra peraltro essere stata
gravissima, se il patriarca Fozio, che ancora ne disponeva a Costantinopoli nel
secolo IX, confessava di non aver retto oltre l'Olimpiade 177sima (72 a.C.)
perché quell'elenco sistematico era di un tedio micidiale. Infine, la migliore
definizione di Flegonte rimane forse quella messa in bocca al suo imperatore
dalla Yourcenar nelle Memorie di
Adriano: «L'insostituibile Flegonte ha i difetti d'una vecchia zitella, ma è il
solo segretario che abbia resistito con me». Con i suoi racconti davanti al
focolare diverte e a modo suo fa riflettere.
“Il Sole 24 ore”, 8 dicembre 2013
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