Hamphrey Bogart nei panni di Sam Spade |
Nel secondo capitolo del
Falcone maltese (1930), il più noto dei cinque romanzi di
Dashiell Hammett, il sonno dell' investigatore Sam Spade è
interrotto alle due di notte da una telefonata. Nel buio sentiamo la
voce di Spade: “...Morto?... Sì... Un quarto d' ora. Grazie”. A
questo punto l'uomo accende la luce e lo vediamo in pigiama seduto
sulla sponda del letto, con le sopracciglia aggrottate. Fissa il
telefono mentre afferra cartine e tabacco. Sappiamo già dal primo
capitolo che Spade usa arrotolarsi le sigarette. Ma questo a cui
stiamo per assistere ora è il più minuzioso, pedantesco,
esasperante arrotolìo di sigaretta mai descritto in un romanzo; dura
sedici righe. Benché impazienti di sapere chi è morto (ne abbiamo
un presentimento), incliniamo a pensare che Spade sta riflettendo e
che forse la calma deliberata con cui si dedica a fabbricarsi il
tubetto di tabacco è un modo di controllare l' emozione. Dopo di
che, Spade si veste con cura e Hammett ci comunica l' elenco e il
colore, e talvolta anche la foggia, di tutti gli indumenti che
indossa, dalla canottiera al cappello (per fortuna a metà della
vestizione Sam chiama un tassì).
Perché? In Donna al
buio (1933: questa settimana in classifica), che non ha la
struttura di un romanzo, come pompa l' editore, ma quella tipica di
un racconto, la protagonista Louise, nel mezzo di dure esperienze, si
trova a pranzo in un ristorante con l'avvocato che l'ha tolta di
prigione e con un cronista di nera. In un testo scabro, tutto azione,
di cui dovete indovinare da esigue tracce gli antefatti essenziali,
troverete strano che l'autore vi fornisca un pignolo elenco dei cibi
ordinati da ognuno dei tre. È un modo rozzamente indiretto e
sbrigativo di suggerirci un tratto di carattere e lo stato d' animo
dei personaggi? Fate voi. Lo stile rude e popolare di Hammett si
adatta a un mondo di sopraffazione e violenza, è realista e insieme
sordamente romantico, ha un alto senso della finzione epica. La
chiave di vetro (1931), dove tutti sono furfanti o assassini o
complici del Leviatano, è un classico del genere hard-boiled. Fa
buon uso romanzesco dei cattivi sentimenti e crea una scuola, una
maniera che dura da più di cinquant' anni.
“la Repubblica”, 4
giugno 1988
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