23.5.16

Cina. Gay sull’orlo del matrimonio (Cecilia Attanasio Ghezzi)

Una forchetta e un coltello incontrano un paio di bacchette: «Chi di voi due fa la forchetta?» chiedono all’attonita coppia omosessuale. La vignetta fa il giro del web cinese ogni volta che si parla di diritti Lgbt nell’ex Impero di Mezzo. Cosa sempre più frequente.
Nonostante fosse un fenomeno diffuso in epoca imperiale, la Repubblica popolare ha sempre etichettato l’omosessualità come una “pratica decadente” importata dall’Occidente. Fino al 1997 è stata considerata reato e solo nel 2001 è stata cancellata dalla lista delle malattie mentali. Ancora qualche anno fa veniva trattata con l’elettroshock. Ma a fine 2014 un tribunale di Pechino ha sentenziato che «l’omosessualità non è una malattia mentale e come tale non può essere curata». Neanche un mese dopo una corte di Shenzhen si è confrontata con il primo caso di discriminazione sessuale sul lavoro. E ancora a settembre una studentessa dell’università di Guangzhou ha fatto causa al ministero della Pubblica istruzione perché su 31 libri di psicologia pubblicati dopo il 2001, 13 descrivevano ancora l’omosessualità come un disordine della personalità.
La settimana scorsa, un tribunale della Cina interna ha respinto la prima causa intentata da una coppia gay nei confronti di un ufficio dell’amministrazione locale che si era rifiutato di emettere un regolare certificato di matrimonio per i due uomini. La coppia ha perso ma ha già deciso di ricorrere in appello. Un evento storico in una società in cui i diritti Lgbt hanno fatto straordinari progressi in pochissimo tempo.
Tra i giovani delle grandi città il fenomeno è sempre più conosciuto e accettato. La app per incontri tra i gay Blued ha 27 milioni di utenti registrati. E se si assume, come gli esperti, che la popolazione gay ammonta al 3-5% del totale, si parla di 40-70 milioni di persone con un un potenziale commerciale che Forbes stima in 300 miliardi di euro. Sono i cosiddetti pink dollar, la capacità di spesa degli omosessuali. In genere guadagnano bene e, poiché la maggior parte non ha figli per cui risparmiare, sono i consumatori più agguerriti. Un sondaggio del 2015 della cinese WorkForLGBT, ha stimato le loro entrate medie in quasi 1.400 euro al mese, il doppio della media nazionale. Se ne è accorto Alibaba (il principale centro degli acquisti on line, ndr) che, a San Valentino 2015, ha premiato 10 coppie omo con un matrimonio a Los Angeles.


Pagina 99, 30 aprile 2016

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