Domenica Bueti |
«Che cos’è il tempo?»
è una domanda classica della filosofia.
E non tra le più
semplici: «Se nessuno me lo chiede, so bene cos’è - afferma
Agostino in una pagina famosa -, ma a chi me lo chiede non so
rispondere».
Ma è anche una domanda
complicata per tutte le altre scienze, fisica, astronomia, biologia.
Domenica Bueti, neuroscienziata con grande esperienza di ricerca
internazionale, per esempio all’Eap di Losanna, è stata ora
premiata con un Erc Grant dell’Unione Europea per un
progetto di ricerca su come il cervello umano riconosce e controlla
il tempo.
Il tempo non è
tangibile, è un’astrazione, ha una sola irreversibile dimensione:
non si può toccare, non si può odorare, non si può vedere. Non c’è
una rètina del tempo, su cui possa imprimersi. O forse sì? Se i
sensi non lo percepiscono, tuttavia percepiscono la durata:
un’immagine in movimento, una nota, hanno una durata.
È possibile che le aree
della corteccia cerebrale che decodificano i dati sensibili
collaborino nel percepire il tempo? Le teorie classiche pensano che
certe aree del cervello elaborino il tempo (e lo spazio) in modo
quasi indipendente, come se si trattasse di una sorta di “orologio
generale”. L’ipotesi di Bueti è che questo orologio generale
interagisca con altri piccoli orologi, legati ai sensi specifici,
localizzati nelle aree visive, tattili, olfattive del cervello.
Esiste una topografia cerebrale del tempo?
Bueti e i suoi
ricercatori lavoreranno a quest’ipotesi alla Sissa di Trieste.
“Il Sole 24 Ore
Domenica” 6 marzo 2016
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