Ho letto le Cronache
dell'alluvione. Polesine 1951 di Gian Antonio Cibotto, un
racconto in diretta di una piena del Po che ruppe gli argini,
determinando lutti e disastri che pesarono a lungo sulla vita delle
comunità colpite. Cibotto, polesano, venticinquenne, si sente
“costretto ad amare una terra da cui volevo solamente andarmene”
e le dedica pagine in cui l'incontro con la realtà e con la comunità
è vissuto come una risorsa morale prima che letteraria. Pertanto il
racconto, uscito prima a puntate come Carnet dell'alluvione su
“La Fiera letteraria”, poi in volume per Neri Pozza (1954), per
Rizzoli (1961) con il titolo La rotta e
infine per Marsilio (1980), sembra allontanarsi dai canoni del
neorealismo e dell'impegno, per assumere il valore di una
testimonianza autentica e sincera.
Cesare De Michelis esclude, nella
postfazione aggiunta all'edizione nei Tascabili Marsilio (2001),
“qualsiasi impressionistico frammentismo”.
Vero: non c'è
lavorìo sulla frase o sulla parola, e tanto meno compiacimento. Tutto risulta molto immediato. La cosa peraltro non impedisce di selezionare dei frammenti, come campione di
scrittura e come incoraggiamento alla lettura. Io ne ho scelti
quattro, due “mattinate”, un “aneddoto” e un “notturno”.
A me il libretto è sembrato un piccolo
capolavoro, di misura e di scrittura classiche. Non mi spiacerebbe
un confronto con altri lettori. (S.L.L.)
Mattinata 1
Mattinata
chiara, squillante, d’un sole che si diverte a far ridere ogni cosa: prati, tetti, strade, case, investendoli di luce. Perfino la
malinconia delle vecchie mura piagate dall’umidità, nelle vie
fuori mano, sembra rianimata. Basta infatti un alito di vento sui
ciuffi d’erba sporgente, perché baleni come un presentimento di
primavera.
Aneddotica
Aneddotica
provinciale. Questo pomeriggio occorreva la chiave per far funzionare
una chiavica dell'Adigetto, in località Belfiore. Guaio serio, tale
— se la chiavica non fosse stata aperta — da provocare ingenti
danni.
Ma
in Comune non sono riusciti a trovare la chiave; e neppure l’hanno
trovata presso i tecnici dell’acquedotto. Allora è cominciata una
girandola affannosa di guardie municipali spedite in tutta fretta da
una parte all’altra. Sempre inutilmente, è ovvio. Per fortuna è
saltato fuori Livio Rizzi, il poeta floricultore, che se n’era
fatta una falsa per attingere acqua gratis, e alimentare i vivai di
piante vicini al cimitero.
Mattinata
2
Mattinata
di sole splendido. È come se una mano magica avesse lisciato i
capelli della natura, prima bagnati, arruffati, privi di lucentezza.
Mentre stiamo avviando le barche in acqua, davanti al cancello di un
giardino mezzo allagato un giovane ci chiede di dargli una mano. Sta
tentando di gettare un’asse di legno sul bordo di pietra di una
aiuola che si trova appena due metri oltre il cancello, ma essendo
senza stivaloni non riesce a farcela, e corre rischio di bagnarsi. Lo
aiuto senza capire il perché del suo desiderio. Avanza cautamente
per non perdere l’equilibrio, e poi lo vedo spiccare con forza
alcune rose che porge a una ragazza apparsa dietro a noi. Insieme,
con le mani avvinghiate dietro la schiena, vanno a infilarle nella
grata che protegge un’immagine della Madonna. Una Madonna con gli
occhi azzurri, languidi, da sembrare innamorata anche lei...
Notturno
Fino
a ieri sera incontrare per queste strade una persona, apriva l'animo,
distendeva il cuore. Ora invece se ne ricava come un senso di
sgomento e si teme per qualche brutta novità. Nel salutarci, che di
notte sempre qui si usa, le voci sono incrinate come da un tremito e
si tira via veloci. Quasi ci si scappa reciprocamente.
G.A.Cibotto,
Cronache dell'alluvione. Polesine 1951, Tascabili
Marsilio, 2001
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