La vita, in India, ha i
caratteri dell’insopportabilità : non si sa come si faccia a
resistere mangiando un pugno di riso sporco, bevendo acqua immonda,
sotto la minaccia continua del colera, del tifo, del vaiolo,
addirittura della peste, dormendo per terra, o in abitazioni atroci.
Ogni risveglio al mattino dev’essere un incubo. Eppure gli indiani
si alzano, col sole, rassegnati, e, rassegnati, cominciano a darsi da
fare: è un girare a vuoto per tutto il giorno, un po’ come si vede
a Napoli, ma, qui, con risultati incomparabilmente più miserandi. È
vero che gli indiani non sono mai allegri: spesso sorridono, è vero,
ma sono sorrisi di dolcezza, non di allegria.
Da L'odore dell'India, Longanesi, 1974 (I ed. 1961)
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