Il Panama, di cui qui posto la mia traduzione è l'ultimo dei tre poemetti che
compongono Du mond entier, la
silloge pubblicata nel 1919 che rappresenta al meglio la fase più
avanguardista dell'opera di Blaise Cendrars, quello esprit
nouveau, che lo connette
strettamente a Guilaume Apollinaire. Degli altri due, Pasqua
a New York e la Prosa
del Transiberiano,
rispettivamente datati 1912 e 1913, molto più noti, ho già postato
in questo blog la mia prova di traduzione. Il Panama ovvero
le avventure dei miei sette zii è
del 1914 e come gli altri si presenta come trascrizione di un
vissuto diretto o indiretto.
L’antefatto
iscrive nel regno della precarietà, fuori dalle sicurezze
consuetudinarie, quanto accadrà in seguito. Tutto inizia, infatti,
dalla nuova economia finanziaria, ove “i bollettini della
Borsa hanno sostituito le preghiere del mattino”.
Il fallimento della Compagnia di Panama sconvolge la tranquillità
domestica dell’io bambino: il padre, banchiere, perde il denaro
altrui e si spara. Per l’infante è la più grande catastrofe della
storia e uno strumento del destino: “È il crac del Panama che fece
di me un poeta”. Le avanguardie, del resto, avverte Cendrars con
acume storico, sono formate di regola da bizzarri individui, le cui
vite sono state investite dal vortice della mondializzazione e
portano nelle arti una speciale inquietudine, connessa con la
mobilità e l’insonnia che segnano l’avvento del moderno: “Tutti
quelli della mia generazione sono così/ Gente giovane/ Che ha subito
strani contraccolpi…/ Ci si imbarca/ Si cacciano le balene/ Si
ammazzano i trichechi/ Si ha sempre paura della mosca tse tse/ Perché
non ci piace dormire”.
Ad
accentuare l’irrequietezza dell’adolescente, arrivano poi, “più
affollate e brulicanti di tutta la creazione”, le lettere degli zii
materni, sparpagliati per i continenti. D’ognuno si racconta la
vicenda, mescolandola alle esperienze personali del narratore con la
tecnica della simultaneità e corredandola d’una messe di analogie
tratte dalla geografia mondiale, dalla storia universale e dai
desideri inappagati dell’io poetante.
I
miniromanzi del Panama formano una parabola del disperdersi e
dell’alienarsi dell’Europa. Ognuno degli zii sogna un nuovo
inizio fuori dalle rigidità del vecchio continente, ma nelle lettere
è spesso presente le mal du pays,
la coazione a ricordare un passato che resiste. L’epilogo, quasi
sempre infelice, è a volte paradossale. Il terzo zio, convertitosi
al buddismo in India, aderisce ad una setta terroristica ed organizza
attentati contro gli inglesi. Un forte bisogno di identità e
comunità lo anima: ha imparato l’urlù e il bengalì, è diventato
altro da sé per essere con gli altri e come gli altri. Era il più
aperto e socievole, ora è isolato e recluso, ai lavori forzati.
Il
quarto, valletto di un generale britannico in guerra contro i Boeri,
scrive: “Sua Eccellenza si è degnato di darmi un aumento di 50
sterline… / Sua Eccellenza va in guerra con 48 paia di scarpe/
…Ogni mattina faccio le unghie a Sua Eccellenza”. Il legame di
ammirazione, amore e fedeltà verso il “suo” generale (non a caso
un guerriero) ricalca i canoni dell’ideologia feudale e gli
permette di reperire in terre lontane un frammento dell’Europa
perduta, un barlume dell’identità originaria. Rientrato dopo la
morte del padrone, uccide la propria madre e finisce i suoi giorni al
manicomio. La nostalgia non lo ha distrutto in Africa ma al suo
ritorno in patria, perché il suo paese è là dove può servire con
gioia il proprio signore e dove risiedono le sole cose che ama, “un
cacatoa e le unghie rosa di Sua Eccellenza”.
Il
sesto, partito per la Patagonia come guida di una compagnia di
astronomi, è scomparso in seguito ad un’allucinazione. Nella Terra
del Fuoco, tra le spume protozoiche e i pesci elettrici dei due
oceani, ha visto “sorgere dalle acque un vescovo mitrato”, che
aspergeva con segni di croce un codazzo di creature marine. Come
folle, è fuggito via dall’accampamento. L’interpretazione è
facile: il cozzo tra vecchio e nuovo mondo fa scintille e provoca
scompensi.
L’unico
fortunato è il quinto zio. Chef al Club-Hotel di Chicago, con
centinaia di cucinieri ai suoi ordini, è migrato a Biarritz, Londra,
Tokio, Mosca, Parigi etc. I grand-hotel se ne disputano i servigi di
maître. Nelle sue
lettere non ci sono rimpianti: “Non si sa mai dove sei/ Non ti
piace restare in un posto… Ti doni, ti vendi, ti si mangia”.
L’ultima speranza è dunque riposta nel lasciarsi inghiottire dal
gran movimento delle merci, nello spendersi e nel vendersi.
Anche
l’io narrante del Panama soffre a volte di nostalgia, al punto di
dichiarare che “le vite recintate sono le più dense”; ma non
sopporta confini: a scapito della propria stessa consistenza ed
unità, bisogna lasciare ogni sicurezza, abbattere le barriere
protettive. Ci si salva solo rimettendosi sistematicamente in
viaggio, pronti a frammentarsi e scomporsi per essere “tutti i
visi”, a volatilizzarsi e disperdersi per essere “niente e
dappertutto”.
(Queste
riflessioni sono trascritte dal mio Il secolo morente,
che fu pubblicato da Giada edizioni nel 2001 ed è oramai introvabile
anche per me. S.L.L.)
Blaise Cendrars |
A Edmond
Bertrand
barman al
Matachine
Libri
Ci sono
libri che parlano del Canale di Panama
Non so
che dicono i cataloghi delle biblioteche
E non do
ascolto ai giornali finanziari
Anche se
i bollettini della Borsa sono la nostra preghiera quotidiana
Il Canale
di Panama è intimamente legato alla mia infanzia...
Giocavo
sotto il tavolo
Dissecavo
le mosche
Mia madre
mi raccontava le avventure dei suoi sette fratelli
Dei miei
sette zii
E quando
riceveva delle lettere
Oh!
Meraviglia!
Quelle
lettere con i bei timbri esotici che portano i versi di Rimbaud in
esergo
Ma quel
giorno non mi raccontava niente
Ed io
restavo triste sotto il mio tavolo
È pure
verso quell’epoca che ho letto la storia del terremoto di Lisbona
Ma io
credo bene
Che il
crac del Panama è di un’importanza più universale
Perché
ha sconvolto la mia infanzia
Avevo un
bel libro di immagini
E vedevo
per la prima volta
La balena
Il
nuvolone
Il
tricheco
Il sole
L’orca
L’orso
il leone lo scimpanzé il serpente a sonagli e la mosca
La mosca
La
terribile mosca
- Mamma,
le mosche! le mosche! e i tronchi d’albero!
- Dormi,
dormi, mio bambino.
Ahasvero
è idiota
Avevo un
bel libro di immagini
Un gran
levriero di nome Durak
Una
bambinaia inglese
Banchiere
Mio padre
perse i 3/4 della sua fortuna
Come
numerose persone oneste che persero l loro soldi in quel crac,
Mio padre
Meno
bestia
Perdeva
quelli degli altri,
Colpi di
rivoltella.
Mia madre
piangeva
E quella
sera mi mandò a letto con la bambinaia inglese.
Poi alla
fine di un numero di giorni molto lungo ...
Dovemmo
traslocare
E le
poche stanze del nostro piccolo appartamento erano intasate di mobili
Non
eravamo più nella nostra villa sulla costa
Io ero
solo per intere giornate
In mezzo
ai mobili ammucchiati
Potevo
anche rompere il vasellame
Spaccare
le sedie
Demolire
il piano ...
Poi alla
fine di un numero di giorni molto lungo
Giunse
una lettera d’uno dei miei zii
È il
crac del Panama che fece di me un poeta
È
formidabile
Tutti
quelli della mia generazione sono così
Gente
giovane
Che ha
subito strani contraccolpi
Non si
gioca più con mobili
Non si
gioca più con anticaglie
Si rompe
sempre e ovunque il vasellame
Ci si
imbarca
Si
cacciano le balene
Si
ammazzano i trichechi
Si ha
sempre paura della mosca tse tse
Perché
non ci piace dormire.
L’orso
il leone lo scimpanzé il serpente a sonagli mi avevano insegnato a
leggere ...
Oh quella
prima lettera che decifrai da solo, più affollata e brulicante di
tutta la creazione
Mio zio
diceva
Sono
macellaio a Galveston
I
mattatoi sono a 6 leghe dalla città
Sono io
che trascino le bestie sanguinanti, la sera, proprio lungo il mare
E quando
passo le piovre si drizzano nell’aria
Sole che
tramonta ...
E c’era
ancora qualche cosa
La
tristezza
E la
nostalgia della sua terra.
Zio mio,
tu sei scomparso durante il ciclone del 1895
Ho visto
poi la città ricostruita e ho passeggiato a bordo del mare dove
trasportavi le bestie sanguinanti
C’era
una fanfara dell’Esercito della Salvezza che suonava in un chiosco
a grate
Mi è
stata offerta una tazza di tè
Non si è
mai ritrovato il tuo cadavere
E al mio
ventesimo anno ho ereditato i tuoi 400 dollari di economie
Possiedo
anche la scatola da biscotti che ti serviva da reliquiario
È di
latta
Tutta la
tua povera religione
Un
bottone d’uniforme
Una pipa
cabila
Grani di
cacao
Una
decina di acquerelli di tua mano
E le foto
delle bestie da concorso, i tori giganti che tieni al guinzaglio
Sei in
maniche di camicia con un grembiule bianco
Amo
anch’io gli animali
Sotto il
tavolo
Solo
Gioco già
con le seggiole
Armadi a
porta
Finestre
Mobili
modern-style
Animali
preconcepiti
Che
troneggiano nelle case
Come la
ricostruzione delle bestie antidiluviane nei musei
Il primo
sgabello è un uro, un bisonte europeo
Io sfondo
le vetrine
E ho
buttato via tutto questo
La città,
in pasto al mio cane
Le
immagini
I libri
La
bambinaia
Le visite
Che
risate!
Come
volete che prepari degli esami?
Mi avete
mandato in tutti i convitti d’Europa
Licei
Ginnasi
Università
Come
volete che prepari degli esami
Quando
una lettera è sotto la porta
Ho visto
La bella
pedagogia!
Ho visto
al cinema il viaggio che ha fatto
Ci ha
messo sessantotto giorni per arrivare fino a me
Carica di
errori di ortografia
Il mio
secondo zio:
Ho
sposato la donna che fa il miglior pane del distretto
Io abito
a tre giorni di cammino dal vicino più prossimo
Sono
attualmente cercatore d’oro in Alaska
Non ho
mai trovato più di 500 franchi d’oro nella mia paletta
Neanche
la vita si paga secondo il suo valore!
Ho avuto
tre dita gelate
Fa freddo
...
E c’era
ancora qualche cosa
La
tristezza
E la
nostalgia della sua terra.
O zio mio, mia madre mi
ha detto tutto
Hai rubato dei cavalli per fuggire con i tuoi fratelli
Hai rubato dei cavalli per fuggire con i tuoi fratelli
Hai fatto il mozzo a
bordo di un cargo-boat
Ti sei rotto la gamba
saltando da un treno in marcia
E dopo l’ospedale,
sei stato in prigione per aver fermato una diligenza
E facevi poesie
ispirate a De Musset
San Francisco
E’ là che leggevi la
storia del generale Suter che ha conquistato la California agli Stati
Uniti
E che, miliardario, è
stato rovinato dalla scoperta delle miniere d’oro sulle sue terre
Hai cacciato a lungo
nella valle del Sacramento dove io ho lavorato alla ripulitura del
suolo
Ma che è accaduto
Io capisco il tuo
orgoglio
Mangiare il miglior
pane del distretto e la rivalità dei vicini
12 donne ogni 1.000
chilometri quadrati
Ti hanno trovato
La testa trapassata da
un colpo di carabina
La tua donna non c’era
La tua donna si è
risposata dopo, con un ricco fabbricante di confetture
Ho sete
Dio
In nome di Dio
In nome di Dio
Vorrei leggere la
Feuille d’Avis de Neuchatel o le Courrier de Pampelune
A bordo sull’Atlantico
non si sta più a proprio agio che in una sala di redazione
Giro nella gabbia dei
meridiani come uno scoiattolo nella sua
Guarda là un russo che
ha una testa simpatica
Dove andare
Nemmeno lui sa dove
posare il suo bagaglio
A Leopoldville o alla
Sedjérah vicino Nazareth, dal signor Junod o dal mio vecchio amico
Perl
Nel Congo in Bessarabia
a Samoa
Conosco tutti gli orari
Tutti i treni e le loro
coincidenze
L’ora d’arrivo
l’ora di partenza
Tutti i piroscafi tutte
le tariffe e tutte le tasse
Per me non c’è
differenza
Ho degli indirizzi
Vivere a scrocco
bussare a denari
Torno dall’America a
bordo del Volturno, per 35 franchi da New York a Rotterdam
È il battesimo della
linea il passaggio dell’Equatore
Le macchine
continuamente in funzione fanno bene da claque
Boys
Platch
Le tinozze d’acqua
Un americano le dita
macchiate d’inchiostro batte il tempo
La telegrafia senza
fili
Si balla con le
ginocchia tra le bucce d’arancia e le scatole di conserva vuote
Una delegazione è dal
capitano
La Russia
rivoluzionaria esperienze erotiche
Gaoupa
La peggiore parolaccia
ungherese
Io accompagno una
marchesa napoletana incinta di otto mesi
Sono io che trasporto
gli emigranti da Kishinev ad Amburgo
E’ nel 1901 che ho
visto la prima automobile,
In panne,
All’angolo di una
strada
Quel piccolo treno che
gli abitanti di Soleur chiamano ferro da stiro
Telefonerò al mio
console
Rilasciatemi
immediatamente un biglietto di 3° classe
The Uranium Steamship
C°
Io ne voglio per il mio
denaro
La nave è sulla
banchina
Sbrindellata
I portelli sono
spalancati
Lascio il bordo come si
lascia una sozza puttana
In strada
Non ho carta per
pulirmi il culo
Emergo
Come il dio Tangaloa
che pescando con la lenza tirò il mondo fuori dalle acque
L’ultima lettera del
mio terzo zio:
Papeete, I settembre
1887.
Sorella mia, mia
carissima sorella
Sono buddista membro di
una setta politica
Sono qui per fare
acquisti di dinamite
La si vende dal
droghiere come da voi la cicoria
In piccoli pacchi
Poi tornerò a Bombay a
far saltare gli inglesi
Il clima è
surriscaldato
Non tornerò mai più...
E c’era ancora
qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della
sua terra.
Vagabondaggio
Sono stato in prigione
a Marsiglia e mi riportano a scuola con la forza
Tutte le voci gridano
insieme
Gli animali e le pietre
È il muto che ha la
parlata più bella
Sono stato libertino e
mi sono permesso tutte le licenze con il mondo
Voi che avete la fede
perché non siete arrivati in tempo
Alla vostra età
Zio mio
Tu eri ragazzino e
suonavi benissimo la cornetta
E questo che ti ha
perduto come si dice volgarmente
Amavi tanto la musica
da preferire il rombo delle bombe alle sinfonie dagli abiti scuri
Hai lavorato con
allegri italiani alla costruzione di una ferrovia nei dintorni di
Bagavapur
Allegrone
Eri il capofila dei
tuoi compagnoni
Il tuo buonumore e il
tuo talento di organettista
Eri l’idolo delle
donne del baraccamento
Come Mosè hai
accoppato il tuo caposquadra
Te ne sei scappato
Si è rimasti 12 anni
senza alcuna notizia di te
E come Lutero un colpo
di fulmine ti ha fatto credere in Dio
Nella tua solitudine
Tu impari il bengali e
l’urlù per imparare a fabbricare le bombe
Sei stato in contatto
con i comitati segreti di Londra
È a White-Chapel che
ho ritrovato una tua traccia
Tu sei un forzato
La tua vita circoncisa
Tale che
Io vorrei assassinare
qualcuno col sanguinaccio o con una cialda per avere l’occasione di
vederti
Perché non ti ho mai
visto
Devi avere una lunga
cicatrice sulla fronte
Quanto al mio quarto
zio era valletto di camera del generale Robertson che ha fatto la
guerra contro i Boeri
Scriveva raramente
delle lettere così concepite
Sua Eccellenza si è
degnato di concedermi l’aumento di 50 sterline
Oppure
Sua Eccellenza porta
alla guerra 48 paia di calzature
Oppure
Io faccio le unghie a
Sua Eccellenza tutte le mattine
Ma io so
Che c’era ancora
qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della
sua terra.
Zio Jean, tu sei il
solo dei miei sette zii che io abbia mai visto
Eri rientrato in patria
perché ti sentivi malato
Avevi una grande cassa
in pelle d’ippopotamo che era sempre incatenacciata
Ti chiudevi nella tua
camera per curarti
Quando ti ho visto per
la prima volta, tu dormivi
Il tuo viso era
terribilmente sofferente
Una lunga barba
Dormivi da 15 giorni
E appena mi sono
chinato su di te
Ti sei svegliato
Eri folle
Hai voluto uccidere
nonna
Ti hanno chiuso in
manicomio
E là ti ho visto per
la seconda volta
Stretto nelle cinghie
In camicia di forza
Ti impedivano di
scendere a terra
Facevi dei poveri
movimenti con le tue mani
Come se cercassi di
remare
Transvaal
Voi eravate in
quarantena e le guardie a cavallo avevano puntato un cannone sulla
vostra nave
Pretoria
Un Cinese fu vicino a
strangolarti
Il Tugelà
Lord Robertson è morto
Ritorno a Londra
Il guardaroba di Sua
Eccellenza cade in acqua e questo ti ferisce dritto al cuore
Sei morto in Svizzera
nell’ospedale degli alienati di Saint Aubain
Il tuo intendimento
Il tuo interramento
E’ là che ti ho
visto per la terza volta
Nevicava
Io, dietro il tuo carro
funebre, io litigavo coi becchini a proposito della loro mancia
Non hai amato che due
cose al mondo
Un cacatoa
E le unghie rosa di Sua
Eccellenza
Non c’è speranza
E bisogna faticare
Le vite rinchiuse sono
le più dense
Tessuti steganici
Remy de Gourmant abita
al 71 della Rue des Saints-Pères
Filagora o sestina
“Separàti un uomo
incontra un uomo ma una montagna non incontra mai un’altra
montagna”
Dice un proverbio ebreo
I precipizi si
incrociano
Ero a Napoli
Ero a Napoli
1896
Quando ho ricevuto il
Petit Journal Illustré
Il capitano Dreyfus
degradato al cospetto dell’armata
Il mio quinto zio:
Io sono chef al
Club-Hotel di Chicago
Ho quattrocento
cucinieri ai miei ordini
Ma non amo la cucina
degli Yankees
Prendete bene nota del
mio nuovo indirizzo
Tunisi etc.
Cordialità dalla zia
Adele
Prendete bene nota del
mio nuovo indirizzo
Biarritz etc.
Oh zio mio, tu solo, tu
non hai mai avuto nostalgia della tua terra
Nizza Londra Budapest
Bermude San Pietroburgo Tokio Menphis
Tutti i grandi alberghi
si disputano i tuoi servigi
Tu sei il maître
Hai inventato numerosi
piatti raffinati che portano il tuo nome
La tua arte
Tu ti doni tu ti vendi
ti si mangia
Non si sa mai dove sei
Non ti piace restare in
un posto
Pare che tu possieda
una Storia della Cucina in tutte le epoche e presso tutti i
popoli,
In 12 vol. in 8°
Con i ritratti dei più
famosi cuochi della storia
Conosci tutti gli
avvenimenti
Sei sempre stato
ovunque succedeva qualcosa
Forse tu sei a Parigi.
I tuoi menù
Sono la nuova poesia
Ho lasciato tutto
questo
Attendo
La ghigliottina è il
capolavoro dell’arte plastica
Il suo scatto
Movimento perpetuo
Il sangue dei banditi
I canti della luce
scuotono le torri
I colori crollano sulla
città
Manifesto più grande
di te e di me
Bocca aperta e che
grida
Nella quale noi
bruciamo
I tre giovani ardenti
Anania Mizael Azario
Adams Exspress C°
Dietro l’Opéra
Bisogna giocare a
saltamontone
Alla pecora che bruca
Donna-trampolino
Il bel giocattolo della
pubblicità
In viaggio!
Simeon, Simeon
Parigi-addii
E’ uno spasso
Ci sono ore che suonano
Quai d’Orsay-Saint
Nazaire!
Si passa sotto la Torre
Eiffel - chiudere il cerchio - per ricadere dall’altra parte del
mondo
Poi si continua
Le catapulte del sole
assediano i tropici irascibili
Ricco peruviano
proprietario dello sfruttamento del guano d’Antamos
Si lancia l’Acaraguan
Bananan
All’ombra
I mulatti ospitali
Ho passato più di un
inverno in quelle isole fortunate
L’uccello-segretario
è uno splendore
Belle dame prosperose
Si bevono bibite
ghiacciate sulla terrazza
Un silurista brucia
come un sigaro
Una partita di polo nel
campo di ananassi
E le paletuviere
ventilano le ragazze studiose
My gun
Colpo di fuoco
Un osservatorio a
fianco del vulcano
Dei grossi serpenti
sulla spiaggia disseccata
Fila di cactus
Un asino strombazza la
coda nell’aria
La piccola indiana che
fa l’occhio storto vuole andare a Buenos Aires
Il musicista tedesco mi
frega il mio scudiscio a pomelli d’argento e un paio di guanti di
Svezia
Questo grosso olandese
è geografo
Si giuoca a carte
aspettando il treno
E’ il compleanno
della malese
Ricevo un pacchetto a
mio nome, 200.000 pesetas e una lettera del mio sesto zio:
Aspettami all’agenzia
fino alla prossima primavera
Divertiti tanto bevi
forte e non risparmiarti con le donne
Il migliore sciroppo
Nipote mio ...
E c’era ancora
qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della
sua terra.
Oh zio mio, ti ho
aspettato un anno e non sei venuto
Eri partito con una
compagnia di astronomi che andava a ispezionare il cielo sulla costa
occidentale della Patagonia
Gli facevi da
interprete e guida
I tuoi consigli
La tua esperienza
Non ce n’erano due
come te per centrare l’orizzonte al sestante
Gli strumenti in
equilibrio
Elettromagnetici
In mezzo ai fiordi
della Terra del Fuoco
Ai confini del mondo
Pescavate muschi
protozoici alla deriva tra le due acque alla luce di pesci elettrici
Collezionavate aeroliti
di perossido di ferro
Una domenica mattina:
Tu vedi un vescovo
mitrato sortire dalle acque
Aveva un codazzo di
pesci e li aspergeva con segni di croce
Sei fuggito tra le
montagne urlando come un animale ferito
La notte stessa un
uragano distrusse l’accampamento
I tuoi compagni
dovettero rinunciare alla speranza di trovarti vivo
Riportarono con cura i
documenti scientifici
E alla fine del terzo
mese
I poveri intellettuali,
Arrivarono una sera a
un fuoco di gauchos dove si discorreva giusto di te
Io ti ero venuto
incontro
Tupa
La bella natura
Gli stalloni si
inculano
200 tori neri
muggiscono
Tango argentino
Insomma
Non ci sono più dunque
belle storie
La Vie
des Saints
Das
Nachtbuechlein von Schuman
Cymbalum mundi
La tariffa delle
Puttane di Venegia
Navigation di Jean Struys,Amsterdam”,1528
Navigation di Jean Struys,Amsterdam”,1528
Shalom
aleichem
Le
Crocodile de Saint-Martin
Strindberg ha
dimostrato che la terra non è rotonda
Già Gavarni aveva
abolito la geometria
Pampas
Disco
Le irochesi del vento
Salse piccanti
L’elica delle gemme
Maggi
Byrrh
Daily Chronicle
L’ondata è una cava
ove la tempesta in veste di scultore butta giù blocchi da intaglio
Quadrighe di schiuma
che si scatenano
Eternamente
Fin dall’inizio del
mondo
Io fischio
Un fremito di vetri
rotti
Mio settimo zio
Non ho mai saputo che
fine ha fatto
Si dice che io ti
rassomiglio
. . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . .
Vi dedico questa poesia
Signor Bertand
Voi mi avete offerto
liquori forti per premunirmi dalle febbri del canale
Voi vi siete abbonato a
l’Argus della Stampa per ricevere tutti i ritagli che mi riguardano
Ultimo francese di
Panama (non ce ne sono 20)
Io vi dedico questa
poesia
Barman del Matachine
Migliaia di Cinesi sono
morti ove ora si erge il Bar fiammeggiante
Voi distillate
Voi vi siete arricchito
interrando i morti di colera
Mandatemi la fotografia
della foresta di sugheri che cresce sulle 400 locomotive abbandonate
dall’impresa francese
Cadaveri-viventi
Il palmeto innestato
sulla copertura di una gru carica di orchidee
I cannoni d’Aspiwall
rosicchiati dai tucani
La draga con le
testuggini
I puma che si annidano
nel gazometro scassato
Le chiuse perforate dai
pesci-sega
La tubatura delle pompe
otturata da una colonia di iguana
I treni bloccati
dall’invasione dei bruchi
E l’ancora gigantesca
con gli stemmi di Luigi XV di cui voi non avete saputo spiegarmi la
presenza nella foresta
Tutti gli anni voi
cambiate le porte del vostro stabilimento incrostate di firme
Tutti quelli che
passarono da voi
Quelle 32 porte quale
testimonianza
Lingue viventi di quel
benedetto canale per cui provate tanta tenerezza
Stamane è
il primo giorno del mondo
Istmo
Onde si
vedono simultaneamente tutti gli astri del cielo
e tutte le
forme di vegetazione
Preeccellenza
delle montagne equatoriali
Zona unica
C’è ancora il vapore
dell’Amido Paterson
Le iniziali a colori
dell’Atlantic-Pacific Tea-Trust
Il Los Angeles limited
che parte alle 10 h 02 per arrivare dopo due giorni e che
è il solo treno al mondo con il
wagon-coiffeur
Il Trunk le eclissi e
le vetturette da bambini
Per insegnarvi a
compitare l’ABC della vita sotto la ferula delle sirene in partenza
Toyo Kisen Kaisha
Io ho del pane e del
formaggio
Un colletto pulito
La poesia data odierna
La via
lattea intorno al collo
I due
emisferi sugli occhi
A tutta
velocità
Non ci sono
più panne
Se avessi il tempo di
fare qualche economia prenderei parte al rally aereo
Ho prenotato il mio
posto sul primo treno che passerà il tunnel sotto la Manica
Io sono il primo
aviatore che attraversa l’Atlantico in monoposto
900 milioni
Terra Terra Acque
Oceani Cieli
Ho nostalgia del paese
Io sono tutti i visi ed
ho paura delle buche delle lettere
Le città sono ventri
Io non seguo più le
strade
Linee
Cablo
Canali
Nè i ponti
sospesi
Soli lune stelle
Mondi apocalittici
Voi avete ancora tutti
un bel ruolo da giocare
Un sifone che
starnutisce
I tamtam letterari
vanno a destinazione
A bassa voce
Alla Rotonde
Come al fondo di un
bicchiere
IO ASPETTO
Vorrei essere la quinta
ruota del carro
Tempesta
Il sole a mezzanotte
Niente e dappertutto
Parigi
e il suo circondario
Saint-Cloud, Sèvres, Montmorency, Courbevoie,
Bougival, Rueil; Montrouge, Saint-Denis, Vincennes, Etampes, Melun,
Saint-Martin, Méreville, Barbizon, Forges-en-Bière.
Giugno
1913 - Giugno 1914
Traduzione inedita di Salvatore Lo Leggio
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