Leggendo il nono libro
dello Zibaldone di Ateio Capitone, intitolato Dei processi
pubblici, un decreto dei tribuni ci è sembrato pieno dell'antica
gravità. Per questo ci è rimasto impresso nella mente e con esso la
sua origine e il suo tenore. Aulo Ostilio Mancino fu edile curule.
Egli citò davanti al popolo la meretrice Manilia perché era stato
colpito da un sasso lanciato dal terrazzo di costei; e mostrava la
ferita provocata dal sasso. Manilia fece appello ai tribuni della
plebe. Alla loro presenza dichiarò che Mancino era venuto a casa sua
visibilmente ubriaco, che non intendeva affatto riceverlo nella
propria casa e che, siccome voleva entrare con la forza, lo aveva
mandato via a sassate. I tribuni decretarono che l'edile era stato
giustamente cacciato da quella casa, dove non era decoroso che arrivasse
portando ancora la corona di fiori dei banchettanti; e perciò
impedirono con il loro veto che l'edile procedesse con il pubblico
processo che aveva intentato.
Aulo Gellio, Noctes
Atticae, Libro IV, XIV Utet 2007 – Trad. S.L.L.
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