17.9.17

Io. Una poesia di Jorge Luis Borges

Il teschio, il cuore intimo, segreto,
i sentieri di sangue che non vedo,
le gallerie del sogno, questo Proteo,
lo scheletro, le viscere, la nuca.
Io sono queste cose. Assurdamente
sono anche la memoria di una spada
e quella di un tramonto solitario
che si dissolve in oro, in ombra, in niente.
Sono chi guarda le prore dal porto;
sono i miei pochi libri, le mie poche
incisioni dal tempo consumate;
sono colui che invidia chi è già morto.
Più strano essere l’uomo che ora intesse
parole in una stanza di una casa.

da La rosa profonda, 1975 - Traduzione di Tommaso Scarano


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