Nel corso della campagna
per le primarie nel Pd programmate per il 26 ottobre, in cui a
contendersi il ruolo di segretario erano Pierluigi Bersani e Dario
Franceschini, l'ex presidente della Repubblica e – in quanto tale –
senatore a vita Francesco Cossiga, noto tra l'altro per aver difeso
l'organizzazione Gladio,
inviò al quotidiano “Il Riformista” la lettera seguente, che
venne pubblicata il 2 settembre 2009, esattamente otto anni fa.
Un paio di mesi dopo, nel
novembre 2009 Cossiga avrebbe costituito a Roma l'influente
Fondazione ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), un
centro studi sui temi d’intelligence pieno
zeppo di generali d'ogni tipo. Ne era presidente effettivo - con
Cossiga presidente onorario - l'esponente Pd Marco Minniti,
che il vecchio uomo politico sardo diceva di considerare un proprio
“figlioccio”. Minniti alle primarie del 26 ottobre aveva
sostenuto Franceschini ed era stato sottosegretario alla presidenza
di D'Alema al tempo del governo di costui nonché ministro
dell'interno nel governo ombra di Veltroni tra il 2006 e il 2008.
(S.L.L.)
Caro direttore,
ho letto in un qualche
giornale (ne leggo molti, e ormai la memoria, almeno quella recente,
mi falla…) che vi è stato qualcuno nel Partito democratico, in
questa vigilia di congresso arroventata, e non soltanto dalla calura
di stagione, che ha avuto da ridire del richiamo al pensiero di
Antonio Gramsci formulato dal Presidente della fondazione intitolata
al grande filosofo, filologo e politico sardo, come pensiero che
potrebbe informare la cultura del partito che si è soliti denominare
di "centrosinistra".
Non sono iscritto a
questo partito, nelle ultime elezioni politiche generali ho votato
per esso, pur non sapendo bene per che cosa mai votassi, ma anche per
il fatto che nel suo Statuto le primarie per la designazione del
segretario sono aperte a tutti, penso di poter dire una mia parola in
proposito.
Ho sempre sostenuto anche sulle colonne del tuo o del
"nostro" giornale (posso chiamarlo così?) che un partito
deve aver ancora oggi alla sua base una cultura e che oggi sul piano
pratico non esiste, almeno in Europa, altro "riformismo"
che non sia quello di cui sono espressione i partiti socialisti o
socialdemocratici; il riferirsi come spesso fanno alcuni democrat
al partito democratico degli Stati Uniti d'America è fuorviante
perché il contesto storico e culturale di quel Paese è del tutto
differente da quello italiano ed anche europeo e perché, come
dimostra l'esperienza politica e di governo dell'amministrazione
Obama, quel partito ha nei suoi ranghi, anche parlamentari, una gamma
per così dire ideologica che va dai "neocon", con annessi
"teocon" a quasi-trotskisti, macchiati dalla "tabe"
dell'estremismo che il grande Lenin definiva malattia infantile del
comunismo!
Mi sembra di aver letto
che il vizio politico-culturale di Antonio Gramsci risiederebbe nel
fatto che egli ha cercato di attualizzare il pensiero "egemonico"
di Lenin nella realtà culturale italiana facendo riferimento
all'archetipo machiavelliano de "Il principe" ed evocando
altresì lo spettro della "dittatura" staliniana, che fu
ben lontana dall'idea leninista di Stato e società, e dimenticando
altresì che Antonio Gramsci fu antistalinista e che proprio per
questo fu forse, come ho appreso in gioventù da Sandro Pertini,
espulso dal Partito Comunista d'Italia.
Per questo, il Partito
democratico per darsi una cultura potrebbe ben riferirsi al pensiero
di Antonio Gramsci e nell'analisi dei fenomeni economici e sociali
applicare i canoni del marxismo. E senza ricorrere a quella che fu la
posizione politica e culturale di Franco Rodano e di Felice Balbo,
ben i cattolici potrebbero militare in un siffatto partito, solo
riferendosi al pensiero esposto in un libro non a caso intitolato "Il
Capitale", scritto dal successore di Joseph Ratzinger sulla
cattedra di Freising-Monaco, Monsignor Reihnard Marx, il quale, nel
presentare il suo libro, disse che male avevano fatto i cattolici a
dimenticare Marx e che «Marx non è morto ed è bene prenderlo sul
serio». Non credo che Dario sia più ortodosso di Monsignor Marx.
Il recupero del pensiero
di Karl Marx e di Antonio Gramsci, e dello stesso Lenin nella cornice
delle libertà individuali classiche declinate con il principio di
eguaglianza, rivalutando il concetto di classe e anche quelli di
lotta di classe modernamente inteso secondo il nuovo assetto delle
classi dirigenti e dei poteri economici, sociali e tecnologiche al
fine di costruire nuovi modelli di organizzazione della produzione
volta alla massimizzazione del valore lavoro sia intellettuale che
materiale. E questo per dare al paese e alla classe lavoratrice,
contadina, operaia, tecnica, e insieme al Paese una sinistra moderna
che si esprima in un partito socialista nuovo.
Di questo il Paese ha
bisogno per una vera dialettica politica, sociale, culturale ed
economica, un partito laico che riconosca il diritto di chi porta
valori "non laici" a battersi per testimoniarli anche
politicamente, nel Paese e nelle istituzioni.
Convinto che questo
partito serva al Paese e alla democrazia, io cattolico e
liberaldemocrat nelle primarie del Partito democratico voterò per
Pierluigi Bersani, anche a motivo dell'endorsement ottenuto
dall'amico Massimo D'Alema.
Francesco Cossiga
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