In
occasione del Congresso Eucaristico di Genova, nel settembre del
2016, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, “Avvenire”,
pubblicò l'articolo che segue, nel quale si rievocano i principali
miracoli eucaristici che la tradizione cattolica garantisce come
avvenuti in molte città della penisola. Lo riprendo a edificazione
dei fedeli e degli increduli. (S.L.L.)
La teca con l'ostia incarnata esposta nel Duomo di Alatri |
Nella
Basilica di Santa Cristina a Bolsena le quattro «pietre sacre» con
il sangue sgorgato dall'ostia sollevata dal sacerdote Pietro da
Praga, prigioniero dei dubbi sulla presenza reale di Cristo nel
Sacramento dell'altare, sono il sigillo del prodigio che dal 1263 ha
fatto della cittadina in provincia di Viterbo una delle principali
mete eucaristiche d'Italia. E nella vicina Orvieto che di quella
traccia soprannaturale custodisce il «santissimo corporale» intorno
a cui è stato edificato il suo Duomo dorato è la terra del Corpus
Domini, la solennità che l'anno successivo all'evento viene
estesa a tutta la Chiesa da Urbano IV, il Pontefice che per primo si
inginocchia davanti alle reliquie di Bolsena. Proprio nell'inno per
la liturgia della festa san Tommaso d'Aquino chiamerà l'Eucaristia
il «Pane degli angeli» e in una sua riflessione la definirà «la
più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo».
Il
“segno” di Bolsena è passato alla storia come uno dei miracoli
eucaristici che puntellano da mille-trecento anni l'Italia. Ad
Alatri, nel Lazio, per raggiungere l'ingresso della Cattedrale di San
Paolo occorre percorrere una scalinata che invita ad alzare lo
sguardo. Quasi un richiamo a quell'«ostia incarnata» che il Duomo
conserva in una teca di vetro. La chiamano «porziuncola» e gli
affreschi raccontano il prodigio di cui è stata protagonista. È il
1228 quando una giovane, sotto l'influenza di una «donna malvagia»,
compie il furto della particola e la avvolge in un panno. L'ostia
resta lì per tre giorni e diventa carne. Con questa "forma"
continua a mostrarsi oggi all'interno della cappella costruita nel
1997. Papa Gregorio IX evidenzia nel mandatum che i fatti di
Alatri sono «eventi straordinari» che vogliono «risaldare la fede
nella verità della Chiesa cattolica», «ravvivare la sapienza» e
«riaccendere la carità». Parole che possono essere associate a
tutti gli interventi divini che rimandano al «farmaco d'immortalità»
innalzato nella Messa e che hanno fatto dei luoghi in cui sono
avvenuti autentiche "città del Pane".
La
tradizione ci consegna miracoli legati a profanazioni delle specie
eucaristiche oppure a paesi in pericolo che trovano nel Santissimo
Sacramento il loro viatico. Ma il prodigio può trasformarsi anche
nel monito per confermare la presenza reale di Cristo nel pane e nel
vino consacrati. È quanto accade a Lanciano, la cittadina abruzzese
del più antico miracolo eucaristico della Penisola. Risale all'VIII
secolo e si verifica di fronte a un religioso assalito da forti
titubanze. L'ostia e il vino che oggi sono esposti in un ostensorio d
argento e in un calice di cristallo sono davvero carne e sangue, ha
stabilito uno studio scientifico del 1971. E i luminari non sono
riusciti a spiegare come il “tessuto vivente” possa essere
rimasto immutato. Le incertezze “teologiche” accompagnano i fatti
di Bagno di Romagna, dove nel 1412 il priore della Basilica di Santa
Maria, padre Lazzaro da Verona, vede ribollire il vino dopo la
preghiera di consacrazione e fuoriuscire fin sul corporale (che è
tuttora conservato); oppure quanto succede a Roma nel 595 durante una
celebrazione presieduta dal papa Gregorio Magno che si imbatte nelle
risate di una nobildonna mentre sta per ricevere la Comunione e il
pane si muta in carne e sangue (la reliquia è ad Andechs in
Germania).
Il
vento dell'errore marca, poi, i miracoli di Rimini dove nel 1225
sant'Antonio da Padova fa genuflettere un asino di fronte all'ostia
per convertire un eretico; di Macerata che accoglie nella Cattedrale
il lino striato di sangue nel 1356 per le perplessità di un prete; e
di Trani che nel Mille vede una donna pugliese friggere un'ostia che
nella padella inizia a spargere sangue senza cuocersi. Anche il
miracolo di Offida, Comune di cinquemila abitanti in provincia di
Ascoli Piceno, ha al centro una donna di Lanciano che nel 1273, su
invito di una fattucchiera cui si era rivolta per ritrovare l'amore
del marito, getta la particola sul fuoco e lì si tramuta in carne:
nel Santuario di Sant'Agostino della cittadina marchigiana sono
visibili l'ostia convertita in carne, la tegola in cui venne messa a
cuocere e la tovaglia ricamata che aveva avvolto il Santissimo
Sacramento sanguinante.
La
geografia "eucaristica" della Penisola è segnata anche dai
sacrilegi che vengono «sanati» dall'azione celeste. A Torino una
lapide nella Basilica del Corpus Domini ripercorre il furto di
un'ostia che nel 1453 si solleva dalla sacca del mulo «che
trasportava il Corpo divino». Oppure a Siena sono oggetto di una
viva devozione dal 1730 le oltre trecento ostie rubate alla vigilia
dell'Assunta nella Basilica di San Francesco e ritrovate intatte fra
la sporcizia di una cassetta dell'elemosina. Ancora. A Napoli il
prodigio delle ostie trafugate nel 1772 e rivenute sotto il letame in
un terreno indicato da luci «simili a stelle» è celebrato da
sant'Alfonso Maria de' Liguori come «gloria del Santissimo
Sacramento» ed è ricordato nel Santuario eucaristico diocesano di
San Pietro a Patierno. Invece a Mogoro, in Sardegna, è collocata nel
nuovo altare della chiesa di San Bernardino la «pietra del miracolo»
dove si possono leggere le impronte lasciate dalle ostie sputate da
due uomini dalla «vita licenziosa». Risale al 1969 il "caso"
di San Mauro La Bruca, in provincia di Salerno, dove sessantatré
ostie consacrate, rubate dai ladri, vengono ritrovate integre e da
allora si conservano senza decomporsi.
Se
con l'Eucaristia il domani di Dio si cala nel presente, i prodigi
legati al «meraviglioso convito» si intrecciano con il quotidiano
delle comunità. La cittadina umbra di Cascia, che lega il suo nome a
quello di santa Rita, accoglie nella Basilica intitolata alla
religiosa agostiniana la reliquia di un miracolo eucaristico avvenuto
a Siena: è il 1330 quando nella città toscana un contadino ammalato
chiama il sacerdote per ricevere la Comunione; il giovane prete
prende una particola e la infila nel breviario ma, giunto alla casa
dell'uomo, il presbitero apre il libro e trova l'ostia tinta di
sangue che ha macchiato il testo del volume. A Gruaro, nel Triveneto,
un'ostia intrappolata nella stoffa dell'altare rilascia sangue nel
1294 come attesta la «sacra tovaglia» ospitata nel Duomo di
Valvasone; a Canosio e Dronero, in Piemonte, il Pane spezzato ferma
la pioggia e spegne un incendio nel Seicento; a Firenze nel 1595 il
fuoco non intacca le particole nella chiesa di Sant'Ambrogio dove,
tre secoli prima, in un calice è stato trovato «sangue incarnato»;
a Morrovalle, nelle Marche, un rogo di sette ore risparmia nel 1560
l'ostia dentro una pisside; ad Assisi nel 1240 la preghiera di Chiara
sul «Corpo del santo dei santi» allontana i saraceni dalla città;
e a Cava de' Tirreni, nel Salernitano, la peste del 1656 cessa dopo
una processione con il Santissimo Sacramento.
Intorno al «vero Pane» si sono manifestati inoltre gli angeli (come a Veroli, nel Frusinate, nel 1570) oppure è comparso il volto di Cristo (come nel santuario francescano della Verna, in provincia di Arezzo, alla fine del 1200 oppure a Ferrara dove nel 1172 l'ostia che versa sangue assume i lineamenti del Bambino). «Non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti a questa realtà», ha detto papa Francesco il 4 giugno 2015 durante la celebrazione per solennità del Corpus Domini. E ha chiarito che «l'Eucaristia non è un premio per i buoni, ma la forza per i deboli, per i peccatori. È il perdono che ci aiuta ad andare, a camminare». Come del resto ricordano i miracoli eucaristici, "eco" del grande miracolo che si compie sull'altare durante ogni Messa.
Intorno al «vero Pane» si sono manifestati inoltre gli angeli (come a Veroli, nel Frusinate, nel 1570) oppure è comparso il volto di Cristo (come nel santuario francescano della Verna, in provincia di Arezzo, alla fine del 1200 oppure a Ferrara dove nel 1172 l'ostia che versa sangue assume i lineamenti del Bambino). «Non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti a questa realtà», ha detto papa Francesco il 4 giugno 2015 durante la celebrazione per solennità del Corpus Domini. E ha chiarito che «l'Eucaristia non è un premio per i buoni, ma la forza per i deboli, per i peccatori. È il perdono che ci aiuta ad andare, a camminare». Come del resto ricordano i miracoli eucaristici, "eco" del grande miracolo che si compie sull'altare durante ogni Messa.
Avvenie, 18 settembre 2016
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