Tullio Pericoli. Leonardo Sciascia (1990) |
I Foglietti di diario
furono pubblicati in Francia da
Pandora nel 1980 con la traduzione di Jean-Noël Schifano come una
sorta di integrazione alla prima raccolta di poesie di Leonardo
Sciascia, La Sicilia il suo cuore. Risalgono
agli anni '50 del Novecento ed oggi si trovano nel volume I delle
Opere dello scrittore
di Racalmuto (Adelphi, 2016). Si tratta di testi generalmente molto
brevi in cui prevale la poetica di un “idillio” (piccola
immagine, quadretto) modernamente inteso, non cioè come mera
rappresentazione di un “sito”, ma come “situazione”,
avventura del soggetto, relazione dell'io poetante con esso sito.
Rifiutati gli ermetismi, e con ciò anche la ricerca di simbologie
che rimandino ad un oltre,
ad una qualche metafisica, si possono individuare due tipi di
soggetto per i quadretti: quello umano-sociale (Rapolano
Terme... o Ballerine
in treno per esempio) e quello
paesaggistico, di una natura cioè fortemente umanizzata, segnata
dalla cultura.
Fuori
da questa sommaria distinzione è il testo che qui propongo. Lo si
può propriamente definire un epigramma,
come quelli antichi di Marziale, visto che contiene una tensione
aggressiva ed è costruito su una “dissimmetria”, ove ad una
premessa relativamente ampia, distesa, corrisponde l'aliquid
luminis, la stoccata finale
breve e concentrata. Il maestro di Racalmuto non rinuncia ad
esplicitare questo impianto, dividendo in due strofe la poesia.
Il
“foglietto” si intitola Ad un amico,
ma il tono – durissimo - lo rivela diretto a un ex amico o a un
finto amico. (S.L.L.)
Giuseppe Agnello, La statua di Leonardo Sciascia a Racalmuto |
AD UN AMICO
di Leonardo Sciascia
S'io
cerco nelle tue pupille
quel
che di me ti fa diverso,
il
tuo sguardo mi tocca d'odio, sfuggendo.
In
fondo ai tuoi occhi, come un ucciso
in
un pozzo, la malizia avvelena
misere
cose che senza memoria nascondi.
Così
il cane sotterra frenetico
l'osso
rubato - e all'istante dimentica.
E
vivi soltanto per questo,
che
ad un momento - io distratto -
tu
possa nel mio piatto povero
metter
lo schifo di una mosca morta.
In Fables de la dicyature - La Sicile, son coeur, Pandora,
Parigi, 1980
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