Tiziano Vecellio, Il ratto d'Europa, Museo Stewart Gardner, Boston |
Secondo
il mito, Europa era il nome della figlia di un re fenicio. Zeus,
invaghitosi di lei, si trasformò in un bellissimo toro bianco e,
convintala a montargli in groppa, la rapì portandola attraverso il
mare fino a Creta: lì da lei ebbe vari figli fra cui Minosse,
destinato a regnare sull’isola. Questo dice la versione più
antica. Erodoto però già duemila e cinquecento anni fa la
raccontava in tutt’altro modo: la principessa Europa in realtà
sarebbe stata rapita da una spedizione di marinai cretesi che
volevano pareggiare i conti coi fenici i quali in precedenza,
approdati presso Argo per vendere mercanzie, avevano trascinato sulla
loro imbarcazione Io, figlia del re del luogo. Pareggio provvisorio
(nelle faide i conti non tornano mai): a riaprire le ostilità fu il
principe troiano Paride che portò via per nave Elena, moglie del
greco Menelao. Il quale, contro ogni aspettativa, rispose
organizzando una spedizione armata. La guerra più famosa del mondo
stava per iniziare.
Navi
fenicie, navi cretesi, navi troiane: al centro di questi miti ci sono
sempre un mare, percorso in tutte le direzioni, e i due mondi che
questo mare separa e definisce: Erodoto per la prima volta li chiama
coi nomi che usiamo ancora oggi, Europa ed Asia. Ai suoi occhi il
loro conflitto è insanabile perché originario: la principessa
Europa veniva da Tiro, dal vicino Oriente, ed è con la forza che fu
portata in quell’isola del mare greco. Il primo nucleo del
continente Europa nasce così da un atto di forza, una rappresaglia;
ed è attraverso altri atti di forza che il continente forma e
definisce se stesso, rispondendo colpo su colpo alle reazioni
violente delle popolazioni di là dal mare. Si comincia con un
rapimento improvvisato e si finisce con le armate dei principi achei
disposte sotto le mura di Troia: il poema delle loro gesta, l’Iliade,
che di questi principi e delle loro schiere elenca i nomi in una
rassegna minuziosa ed interminabile, è l’opera con cui nasce la
letteratura europea.
Cos’è,
oggi, l’Europa? Un’entità bifronte. Da un lato appare dispersa,
sfuggente, in perenne attesa che i popoli da cui è (o dovrebbe
essere) composta ne trovino una definizione condivisa. Dall’altro
invece è fin troppo presente nella voce inesorabile dei decreti e
delle sanzioni, delle norme che non si discutono e dei vincoli che
non si contrattano. “Ce lo chiede l’Europa”. Quale Europa?
Quella delle grandi centrali di potere, istituzionale e finanziario?
O quella di chi lavora? O quella di chi il lavoro lo cerca, e per
trovarlo attraversa acque assai più pericolose del mare varcato
tanto tempo fa da un misterioso toro bianco che portava in groppa una
bella principessa fenicia?
Erodoto
è il primo a raccontare i miti fondativi e, insieme, le loro origini
umane; sa bene che dietro l’incanto delle leggende stanno fatti
assai meno variopinti, ci insegna ancora oggi a distinguere l’ordine
dei discorsi, a non separarli dalla cultura che li ha prodotti e che
ne definisce il senso. Dovremmo ricordarcene più spesso.
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