“La Repubblica” di
oggi spara in prima pagina come “Berlusconi-show” l'accusa a
Napolitano di aver negato la grazia.
Il quotidiano di Mauro,
Scalfari e De Benedetti - ovviamente – nei giorni scorsi ha
censurato e nascosto (e tuttora censura e nasconde) le accuse più
gravi che il cavaliere caduto da cavallo ha rivolto a Napolitano,
quando era ospite da Vespa: 1) di aver organizzato la "congiura"
di Fini promettendo a costui il premierato (B. ha detto di aver 12
testimoni che hanno sentito, registrata, la promessa telefonica di
Napisan); 2) di aver cospirato con non si sa quali ambienti
finanziari per costringerlo alle dimissioni attraverso la pressione
sul debito pubblico italiano (e di avere poi collocato al suo posto
Monti, un premier al servizio dei tedeschi).
Queste accuse – a
maggior ragione – sono state ignorate dagli “ambienti del
Quirinale” e dal “Quirinale” stesso, che in genere, per molto
meno, reagisce stizzito in ogni suo mattone.
In verità la mancata
grazia è un'accusa ridicolizzabile perfino dai granatieri di quel
palazzo romano, le altre accuse - certo stravaganti se lanciate da un
uomo politico che poi ha rieletto Napolitano tra squilli di trombe -
richiederebbero comunque una riflessione sul ruolo del trasformista
partenopeo in molti recenti passaggi della storia politica su cui si
preferisce stendere un velo pietoso.
Nessun commento:
Posta un commento