Dall'ultimo numero de “Il
Ponte” la recensione di un libro-gioco, che ha l'aria di essere una
cosa seria. Mi capita spesso di dire che, se i preti cattolici
appaiono e talora sono davvero più tolleranti dei loro colleghi di
altre credenze, se l'hanno finita con le Inquisizioni e con i roghi
degli eretici, delle streghe e degli omosessuali, lo si deve
all’Illuminismo settecentesco e alle rivoluzioni che lo coronarono.
E dentro l'illuminismo un ruolo importante giocò l'irrisione delle
ridicole “fole” che i preti mettono a fondamento del loro potere:
il Voltaire dell'Affaire Calas e
del Trattato sulla tolleranza è
complementare a quello del poemetto su Giovanna d'Arco, la pulzella
santificata. Dalla recensione (e dalla serietà di autori e
prefatori) si direbbe che libro di cui Binni discorre può dare una
mano sia alla critica argomentata sia all'irrisione che la completa e
ne potenzia l'efficacia. (S.L.L.)
Le religioni non sono una
cosa seria. Se ne dovrebbero occupare soltanto l’antropologia e la
storia delle culture. Ma in un paese come il nostro, educato da
secoli alla morale cattolica dell’eteronomia e del servilismo, la
critica delle imposture religiose è necessaria. Provvede
efficacemente Oca pro nobis. Controsillabo giocoso e irriverente
di Carlo Cornaglia, Filippo D’Ambrogi, Walter Peruzzi, Maria
Turchetto, prefazione di Carlo Augusto Viano (Roma, Odradek, 2013),
un agile e divertente “gioco dell’oca” che permette di
razzolare liberamente e con giuliva leggerezza tra dogmi di fede,
nefandezze di storia temporale, «fole religiose» (il termine è
leopardiano).
Oca pro nobis non
è soltanto un gioco di parole. Con stupore e sorpresa, un’oca
ingenua e volterrianamente candide saltella, di casella in
casella, dalla partenza al paradiso, per le 63 stazioni di
un’improbabile via crucis: in ogni stazione (“Schiavi,
obbedite ai vostri padroni”, “Chi dice donna dice danno”, “Non
c’è piacere senza peccato”, “Va’ a troie ma sfila con la
Cei”, “Il mortale flagello dei libri”…) è commentato
puntualmente il tema della pia sosta con sintetiche schede storiche e
irriverenti canzonette. Uno degli autori, Walter Peruzzi, ha attinto
al suo documentatissimo lavoro Il cattolicesimo reale, (Roma,
Odradek, 2008) “attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei
dottori della Chiesa, dei Concili”, opera di riferimento per atei
praticanti e antiteisti ostinati. Nelle sue schede di gioco Peruzzi
ci ricorda le posizioni storiche della chiesa cattolica a favore
della schiavitù, del colonialismo, del fascismo, della guerra,
contro la donna, contro la sessualità: strutture forti di dottrina
imposte con violenza e che hanno operato in profondità nel corso dei
secoli. Insistono sui temi le canzoni di Carlo Cornaglia (“Sarà un
giorno molto bello: / per accogliere l’appello / battagliero della
Cei / si farà il Family day”) di cui è possibile ascoltare
le esecuzioni musicali di Filippo D’Ambrogi collegandosi al sito ,
e i disegni di Maria Turchetto, studiosa di marxismo e direttrice
dell’«Ateo», bimestrale dell’Unione degli atei e degli
agnostici razionalisti.
Ne risulta un istruttivo
gioco multimediale, un irriverente controsillabo in cui la critica
della religione cattolica e della sua istituzione impiega i diversi
linguaggi (versi, musica e figure) con cui, come ricorda Viano nella
prefazione, «per secoli si è cercato di incantare le menti umane».
Nell’Italia di oggi,
incantata ancora una volta dalla presenza “umana” di un papa
“buono” a copertura di un’istituzione teocratica irriformabile,
l’anticlericalismo e la critica delle religioni hanno assunto,
anche a sinistra, un sapore arcaico, ottocentesco. Dopo secoli di
pensiero critico, dall’antichità classica all’illuminismo, al
socialismo, la religione è di nuovo un tabù, un dato di realtà da
non mettere in discussione se non sul suo stesso terreno. Ma si
tratta di una regressione culturale. «Perciò - conclude Viano - è
particolarmente apprezzabile la proposta costituita da Oca pro
nobis, che rappresenta una novità e rompe un tabù. Essa mette
in scena con disegni, prose, versi e musica idee e atteggiamenti
correnti della chiesa, prendendo di mira soprattutto tre cose: le
credenze arbitrarie della dottrina cattolica, la pretesa degli organi
ecclesiastici di sottrarsi alla solidarietà nazionale per conservare
privilegi economici e le regole sessuali, che i preti pretendono di
imporre a tutti attraverso leggi dello stato. Soprattutto dopo il
Concilio Vaticano II e il pontificato di Giovanni Paolo II la chiesa
è sembrata disposta a rivedere alcune delle proprie posizioni, a
riconoscere errori commessi e addirittura a chiedere perdono alle
vittime. Nessuno intende sottovalutare l’importanza culturale di
questi fenomeni, ma gli autori di Oca pro nobis hanno
appuntato l’attenzione su un altro aspetto, spesso trascurato.
Quasi sempre le correzioni apportate dagli organi ecclesiastici hanno
riguardato il passato e hanno presentato gli errori commessi come
applicazioni scorrette di principi rimasti inalterati. Non soltanto
temi fondamentali del cristianesimo non hanno subito revisioni, ma
correzioni e richieste di perdono si sono limitate al passato e non
sono mai state accompagnate da impegni a non ripetere più le
nefandezze commesse. Anzi, quando chiese perdono per ciò che secondo
lui cardinali sprovveduti avevano indotto a fare a Galileo, Giovanni
Paolo II si affrettò a dire che i biologi avrebbero dovuto
sottomettersi al giudizio dei papi, che di meccanica magari no, ma di
vita se ne intendono […]». E un papa è sempre infallibile.
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