Le saline di Trapani |
Prodotto antico quanto
l'umanità, indispensabile per svariati usi quotidiani (a cominciare
da quelli della tavola e della cucina), il sale non anima più
intense correnti di scambio né desta più gravi preoccupazioni per i
governi. L'"oro nero", il petrolio, ha preso il posto
dell'"oro bianco", un tempo tanto raro e costoso da
giustificare le più complicate strategie politiche e mercantili per
procurarselo o per monopolizzarlo, e da determinare le stesse
tensioni fra produttori e consumatori che oggi suscitano i problemi
dell'approvvigionamento energetico. Sebbene il volume e l'estensione
dei depositi di sale siano sensibilmente diversi nelle varie parti
del mondo, e il suo uso notevolmente cresciuto con l'aumento della
popolazione, la produzione attuale è in grado di coprire i
fabbisogni dei singoli paesi.
Ma, come si diceva, non
sempre è stato così. Per generazioni e generazioni, fino alla prima
metà dell'Ottocento, alcuni popoli dovettero lavorare duramente per
produrre il sale e altri dovettero penare per non rimanerne privi,
andandoselo a cercare là dove esso era più abbondante o subendo le
taglie imposte dalla speculazione in un gioco commerciale e politico
i cui dadi venivano continuamente truccati non solo dall'avidità di
governi e uomini d'affari, ma anche da depredazioni piratesche e
coloniali. Insomma, il sale è stato per lungo tempo, a seconda dei
casi, un protagonista generoso o tirannico nella vita quotidiana di
intere comunità.
In Europa, in
particolare, esso è rimasto fino alle soglie del Medioevo
appannaggio di pochi privilegiati, dei sovrani e dei grandi signori:
la gente del popolo doveva spesso fare ricorso a succedanei come le
ceneri vegetali, o ricavare qualche manciata di sale con tecniche
primordiali e a prezzo di fatiche enormi.
Strumento politico
Ma anche più tardi,
nonostante il rifiorire del grande commercio, il sale continuò a
essere una merce di non facile accesso. Ai vertici, i grossi
feudatari fecero rientrare tra le loro prerogative, a spese dei
vassalli, anche lo sfruttamento del sale; e in seguito i Comuni o i
principi ne tassarono spietatamente i consumi a carico delle genti di
campagna o dei loro sudditi borghesi. Il sale finì così per
diventare uno strumento politico e fiscale, oltre che un mezzo di
scambio - nei rapporti fra l'Europa, l'Africa e il Levante - tanto
più dinamico e sensibile quanto più aumentarono, dal XVI secolo in
avanti (in concomitanza con il crescente consumo di carni conservate
e il perfezionamento degli impianti di estrazione), l'universalità e
la singolarità dei suoi usi e delle sue applicazioni.
Tuttavia quella del sale
non è stata soltanto una storia di sopravvivenza e di alimentazione,
di commerci e balzelli. In un volume denso di notizie e riccamente
illustrato (Una storia del sale, Marsilio,) Jean-Franois
Bergier, docente alla Sorbona e collaboratore delle "Annales"
di scuola braudeliana, ne rievoca anche i miti e i valori simbolici:
si tratta di un capitolo suggestivo della stessa storia dell'uomo. La
maggior parte delle religioni, infatti, ha attribuito al sale, inteso
come una sostanza mediatrice fra il naturale e il soprannaturale, un
carattere sacro, uno stretto legame col divino. E non solo per le sue
proprietà benefiche (quelle di nutrire, di conferire sapore, o di
essiccare e quindi di purificare), che portarono greci e romani a
considerarlo un dono degli dei, ma anche per le sue proprietà
malefiche (di disidratare, di sterilizzare il suolo, ecc).
Cattivi presagi
Soprattutto la tradizione
giudaico-cristiana ha visto nel sale un principio di vita e di
energia - quale rigeneratore del sangue e segno materiale
dell'alleanza redentrice degli uomini fra di loro e con l'Eterno - e,
nello stesso tempo, uno strumento della collera e della giustizia di
Dio. In una statua di sale viene mutata la moglie di Lot che fuggiva
da Sodoma, e la trasformazione in una desolata salina è la sorte di
quelle città che, per i loro misfatti, si tirano addosso la
maledizione degli uomini e la punizione divina.
Anche nel mondo islamico
e in altre civiltà il sale ha avuto un significato simbolico. Tra i
musulmani, condividere il pane e il sale di qualcuno vuol dire
diventare suo amico; in Giappone, nel culto shinto, il sale
riveste la stessa funzione purificatrice che si ritrova in alcuni
rituali religiosi dell'Occidente cristiano (si pensi al battesimo, in
cui la somministrazione del sale stava a significare, fin quando non
è stata abolita un decennio fa, l'annientamento del peccato nel
bambino e il conferimento al neonato di virtù e saggezza). E'
difficile stabilire perciò il confine fra il sacro e il magico.
Nella cresima, nel consacrare un nuovo luogo di culto, nel revocare
una scomunica, il sale era lo strumento del prete esorcista: si
riteneva infatti che esso - poiché non si imputridisce e preserva le
cose dalla corruzione - avesse il potere di cacciare i demoni e di
dissolvere i loro intrighi.
D'altra parte, proprio
dalla sacralizzazione del sale, presente sia in alcune religioni
rivelate che in molte religioni animistiche, sono derivate tante
credenze popolari del passato, risalenti a concezioni ancestrali
infinitamente lontane, o alimentate successivamente da culti magici,
dall'alchimia e dalle scienze occulte. Queste credenze facevano
riferimento alle due funzioni principali del sale; una protettiva,
l'altra corroborante. Troviamo così che nei paesi baschi si gettava
del sale nel fuoco per sventare i sortilegi delle streghe; che in
Armagnac lo stesso rito valeva a preservare i campi dalle tempeste;
che in molte contrade era consuetudine deporre il sale, dopo averlo
benedetto, sulla porta di casa per scongiurare la peste, o ai quattro
angoli dei prati allo scopo di proteggere genti e animali da epidemie
ed epizoozie. E l'elenco di queste pratiche propiziatorie contro la
mala sorte potrebbe continuare all'infinito.
Altrettanto si può dire,
d'altra parte, dei cattivi presagi associati al sale. Nei manuali
medievali sui sogni, il sale preannunciava un'infermità o una
sventura, e non era un buon segno il gesto maldestro di chi avesse
rovesciato per caso il sale a tavola o l'assenza della saliera dalla
mensa: forma di superstizione, questa, che risulta ancor oggi
parecchio diffusa.
Il marito sotto sale
Ma le credenze sul sale avevano un campo
privilegiato, da un lato nella medicina, dall'altro nel sesso. In
molti trattati terapeutici del passato si indicava nel sale una
sostanza in grado di rassodare il corpo, la pelle, i muscoli; ed
effetti altrettanto benefici gli si attribuivano nella cura
dell'impotenza. Già gli antichi riconoscevano al sale un potere
afrodisiaco, attraverso il mito di Afrodite nata dalle acque di
Cipro.
Si diffuse più tardi -
insieme all'usanza per gli sposi di portarsi addosso nel giorno delle
nozze una manciata di sale contro il pericolo della sterilità - la
convinzione che la privazione di sale potesse ledere le funzioni
sessuali, soprattutto nell'uomo. Tanto che tra il XV e il XVI secolo
prese a circolare una moda alquanto singolare, almeno nella
letteratura popolare e nelle incisioni satiriche: la "salatura
del coniuge" da parte della moglie, e proprio "davanti e
dietro la loro natura più fiera" (così si diceva), perché
solo un trattamento a base di sale avrebbe potuto restituire, a chi
li avesse perduti o si fosse infiacchito, i suoi attributi virili e
di capofamiglia. Precetto che a suo modo faceva da pendant a
un corollario (altrettanto diffuso) d'ordine morale, ossia che il
sale preservasse dalla pigrizia e dall'indolenza.
“la Repubblica”, 13
marzo 1985
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