La donna velata nelle catacombe di Priscilla in Roma |
Ambrogio, Giovanni
Crisostomo, Gregorio di Nissa, pur non condannando mai apertamente le
nozze, incentrarono tutte le loro esortazioni alla vita ascetica
sull'elenco dei principali aspetti negativi del matrimonio e della
procreazione. Per loro, la verginità era l'unica scelta che avrebbe
potuto liberare la donna dalla duplice pena riservatale in origine da
Dio: il dominio da parte dell'uomo e la condanna del mettere al mondo
i figli. L'allontanamento da quanto era corporeo e materiale avrebbe
significato per lei sottrarsi a ogni forma di dipendenza e
sottomissione: non più il mercanteggiamento delle nozze, condotto al
di là dei propri desideri e affetti, non più le pesanti servitù al
marito, minuziosamente elencate, non più i dolori del parto o la
difficile opera di educazione e allevamento dei figli.
Sacrificio, astensione,
rinuncia e penitenza in vista del conseguimento di una condizione
superiore, di un'esistenza semidivina sulla terra...
Da La castità
femminile nelle prescrizioni dei Padri della Chiesa in
“Storia e dossier” n.48, febbraio 1991
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