Roma. Palazzo Madama. L'aula del Senato della Repubblica |
E' il 25 aprile, festa della
Liberazione, e dico liberamente come la penso.
Sono ragionatamente monocameralista. Il
Senato della nostra Costituzione mi pare un residuo monarchico, non
giustificato da un assetto federalista che - nonostante le recenti
modifiche costituzionali - non c'è.
Con la riforma di Renzi il Senato
diventerebbe anche peggio, un "derivato" monarchico senza
neppure il crisma dell'elezione; e dai derivati - la crisi insegna! - bisognerebbe guardarsi
come dalla peste!
Con una sola Camera elettiva si dovrà
naturalmente mettere in equilibrio l'efficienza nella produzione
legislativa con adeguate garanzie di controllo costituzionale e
democratico, per esempio rendendo più facile ed in alcuni casi
automatico l'intervento della Corte costituzionale e/o facilitando
nei tempi e nelle modalità (non nel numero delle firme, che forse
andrebbero aumentate) il referendum popolare abrogativo, o anche
confermativo per alcuni tipi di leggi.
Tutto questo comporta il ritorno a un
Parlamento rappresentativo, di eletti e non di nominati, diverso da
quello prefigurato dalla legge elettorale vigente (nonostante il
pronunciamento della Corte Costituzionale) e da quella in
discussione; un Parlamento dove - prima di decidere - si parla e si
ascolta, naturalmente senza perdere tempo.
L'impressione è che, con le nuove
leggi elettorali, si vogliano rovesciare definitivamente le antiche
distinzioni dei poteri, che attribuivano al Parlamento il legislativo
e al Governo esecutivo. Si vorrebbe un governo che legifera e un
parlamento debolissimo, che esegue gli ordini del governo. Ma un
governo, sia pure elettivo, fortemente personalizzato, che si sceglie
il Parlamento (non importa se mono o bicamerale) e fa a piacimento le
leggi è pericoloso. Potrebbe produrre, rapidamente e con forzature
decisioniste, mutamenti irreversibili e perpetuamente dannosi, anche
se, naturalmente, "a fin di bene".
Stato di fb, 25 aprile 2014
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