Sorse
così lo squadrismo. Giovani, risoluti, armati, indossanti la camicia
nera, ordinati militarmente, si misero contro la legge per instaurare
una nuova legge, forza armata contro lo Stato per fondare il nuovo
Stato.
Lo
squadrismo agì contro le forze disgregatrici antinazionali, la cui
attività culminò nello sciopero generale del luglio 1922 e
finalmente osò l'insurrezione del 28 ottobre 1922, quando colonne
armate di fascisti, dopo avere occupato gli edifici pubblici delle
Provincie, marciarono su Roma. La Marcia su Roma, nei giorni in cui
fu compiuta e prima, ebbe i suoi morti, soprattutto nella Valle
Padana. Essa, come in tutti i fatti audaci di alto contenuto morale,
si compì dapprima fra la meraviglia e poi l'ammirazione ed infine il
plauso universale. Onde parve che ad un tratto il popolo italiano
avesse ritrovato la sua unanimità entusiastica della vigilia della
guerra, ma più vibrante per la coscienza della vittoria già
riportata e della nuova onda di fede ristoratrice venuta a rianimare
la nazione vittoriosa sulla nuova via faticosa della urgente
restaurazione delle sue forze finanziarie e morali.
Il
brano è tratto dal Manifesto degli intellettuali fascisti,
che Giovanni Gentile stilò e di cui fu primo firmatario. Venne
pubblicato dai giornali italiani il 21 aprile 1925.
Nessun commento:
Posta un commento